CATTIVI MAESTRI E ZUCCHE VUOTE

“Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro”.
Con queste parole estremamente laiche e rispettose termina l’allocuzione che Benedetto XVI non ha potuto pronunciare all’Università La Sapienza di Roma, a causa delle insulse proteste di un manipolo di professori e studenti dei cosiddetti “collettivi”. Cosa sono i “collettivi”? Sentite come si definiscono i collettivi di quella Università: ”Vogliamo un’università libera e critica, in cui muoverci da persone e non da utenti, che produca saperi di pace e non di guerra, senza crediti, né frenesie ad essi riconducibili, senza numeri chiusi né lobbies accademiche, senza centri d’eccellenza, ma dove il fiore all’occhiello sia la contaminazione culturale e la possibilità di costruire una propria consapevolezza di Sapere”. Il grassetto è mio, perché mi preme evidenziare l’abisso fra i pronunciamenti e la prassi. I fatti parlano chiaro: si è creato ad arte - per giunta tirando in ballo in modo capzioso la vicenda di Galilei -, un clima di intolleranza verso il capo della Chiesa cattolica, un uomo che parla di pace, che produce “saperi di pace e non di guerra”. Quel clima assurdo e torbido che ha scosso le coscienze libere di tutto il mondo, ha indotto il Papa a declinare l’invito che pure gli era stato rivolto dal Senato Accademico. Il Papa è realmente un uomo di pace che promuove la cultura della pace e dell’amore universale. È fuori di ogni logica e del buon senso, della laicità e della razionalità, aver intorbidato le acque fino al punto di esporre l’Italia ad un ennesima pessima figura sul piano mondiale.
Dopo la triste vicenda dei rifiuti di Napoli, la protesta di Roma, anch’essa una sorta di rifiuto. Il rifiuto dell’ascolto, dell’accoglienza, della buona creanza, della tolleranza, della cultura. Ce n’è abbastanza per annoverare quei docenti fra i “cattivi maestri”, e quegli studenti fra le “zucche vuote”.

Salvatore Bernocco