CARLO CARRETTO: UN INNAMORATO DI DIO

Il 4 ottobre 1988, giorno di S. Francesco, si spegneva Carlo Carretto, un innamorato di Dio.
Riposa in un piccolo fazzoletto di terra accanto al cimitero di Spello, dove nel 1965 edificò una comunità aperta all’accoglienza dei fratelli nella fede e di chiunque volesse ritrovare il significato più profondo della contemplazione. Di lui ha detto il Cardinale Martini che “non trascinava a grandi teorie sulla preghiera, ma a buttarsi dentro e a viverla, ore e ore, notti intere”. Al di là delle note biografiche e del molto che di lui si può dire, il suo spirito forse emerge dalla lettura di queste sue parole riferite alla Chiesa: “Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo. L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale:‘“Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”.
Mi fa pena! O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di
essere migliore degli altri. Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”. La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile”. Parole che possono indurci ad una riflessione su chi realmente siamo e sul dovere di essere umili e misericordiosi.


S.B.