“Vivere la trasformazione fino in fondo”


Le indicazioni pastorali del nostro vescovo Mons. Luigi Martella per l’anno
2008-2009, “La relazione educativa fonte della speranza”, detta le coordinate
essenziali per un progetto educativo, fondato sulla pedagogia cristiana, che sani
la scissione fra mente e cuore.


È tutta incentrata sulla Parola e la pedagogia di Dio l’ultima lettera pastorale per l’anno 2008-2009 di Mons.Luigi Martella, La relazione educativa fonte della speranza, con cui il Vescovo pone all’attenzione generale l’emergenza educativa che costituisce una delle emergenze sociali più evidenti e foriere di non poche preoccupazioni. Sulla scia delle linee pastorali 2007-2009 pubblicate lo scorso anno, l’educazione costituirà l’impegno della Chiesa diocesana, all’unisono con gli auspici di Benedetto XVI, che è tornato a stigmatizzare la portata diseducativa di certa informazione e che sollecita ad invertire la rotta.
L’obiettivo fondamentale consiste “nel promuovere quanto è necessario per la crescita integrale della persona umana” in un contesto profondamente mutato e mutevole, segnato purtroppo da una deriva relativistica che emargina Dio e rende trascendente ciò che è effimero. Le mode al posto di Dio, in altri termini, fermo restando che siamo chiamati ad amare e vivere questo tempo di trasformazioni fino in fondo, perché Dio ama sempre l’uomo, non si è ritirato a vita privata, continua ad educarlo attraverso la Chiesa, la cui opera è “illuminata, sollecitata e sostenuta dallo Spirito Santo”. Questo ancoraggio allo Spirito Santo comporta la necessità di
mettersi in ascolto della Parola per produrre un cambiamento radicale di stile di vita, non soltanto annunci e scoop teologici. Mons. Martella del resto ci rammenta che il messaggio cristiano non è solo informativo, ma è performativo, cioè “è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita” (Spe salvi, n. 2). È quanto sosteneva anche Bonhoeffer, il teologo martire sotto Hitler: “Colui che è chiamato a credere deve uscire dalla propria situazione e mettersi a seguire Cristo.” “Vivere è educarsi, ed educarsi è vivere”, ricordava Renato Dell’Andro, allievo di Moro, richiamandosi all’insegnamento di Giovanni Modugno, esimio pedagogo e Servo di Dio. È così: l’educazione è un processo che dura una vita intera. Le basi educative vanno date subito (in questo consiste il compito degli educatori, in primis della famiglia), ma devono essere coltivate con pazienza e nel rispetto della libertà e dei tempi di ognuno. Non cresciamo tutti allo stesso modo, e tutti dobbiamo continuamente rimetterci in discussione per trovare modalità migliori e più appaganti di essere e di vivere. Anche la Chiesa cammina con l’uomo. Pur detenendo la Verità che è il Cristo, anch’essa è chiamata a recidere i rami secchi, ad abbracciare nuove e più impegnative sfide, ad educarsi e conformarsi sempre meglio al Cristo, a sprigionarne lo Spirito di verità e di vita.
Come viene intesa oggi la Chiesa? Che ne è della bellezza e della gioia nelle nostre comunità cristiane? E della pace, che è misura di gioia, serenità interiore, propensione al servizio? Se Pietro, come spesso ci ricorda Don Vincenzo, sanava soltanto con la sua ombra, forse dovremmo interpellarci sulle nostre ombre che oscurano la Luce piuttosto che essere oasi, riparo, ristoro.


Salvatore Bernocco