Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce


Non la luce d’un giorno, su cui incombe la notte. Non la luce che fumiga incerta e il
primo vento spegne. Isaia vide, 700 e più anni prima, “una Gran Luce”, l’epifania del Verbo di Dio fatto uomo. “Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene al mondo”, dirà Giovanni evangelista, ponendo un nuovo sigillo alla profezia di Isaia.
Se vogliamo completare il quadro del Natale ed entrare nel suo mistero, aggiungeremo che il Bambino di Betlemme entra nella nostra storia per redimerla dall’antico peccato.
Era un peccato che pesava, lo avvertivano non solo i figli d’Israele che attendevano la salvezza dal Messia promesso, ma era una sensazione presente anche nell’anima pagana dei latini, dei greci, nelle altre civiltà gravitanti intorno al Mediterraneo e oltre.
Non a caso, Luca evangelista pone la nascita di Gesù “nella pienezza dei tempi”, quando era al top l’attesa, la speranza, la voglia di salvezza. Era tempo favorevole anche sul piano storico. Augusto imperatore, dopo la battaglia di Munda del 30 a.C., aveva inaugurato la “Pax Romana”, tacevano le armi e le popolazioni, comprese quelle della Palestina, godevano giorni tranquilli.
Potremmo sottolineare altri elementi che danno le coordinate storiche della nascita di Gesù, come il viaggio di Giuseppe e Maria a Betlemme in obbedienza all’editto sul censimento della popolazione.
Non erano poi tanti all’epoca sulla faccia della terra: 250 milioni in tutto, stando alle più accreditate stime moderne. Ma erano nelle tenebre. Alle tenebre ci si può anche abituare, perfino preferirle alla Luce. E tuttavia, senza Gesù, Dio tra noi, quale mondo sarebbe il nostro oggi? Il peccato ce l’abbiamo, ma abbiamo la grazia della redenzione per vincerlo. Luce sta per grazia, e grazia sta per salvezza: salvezza interiore, che rinnova la nostra umanità peccatrice e la fa santa.
Il Natale torna sempre più come festa di luce. Anzi come orgia di luci. Scintillano le vetrine, traboccano le cose di cui possiamo fare a meno. Il consumismo celebra nel
Natale il suo trionfo.
Cosa dire? Ripeteremo l’esortazione solita? Certo. Esorteremo ad andare contromano verso il Bambin Gesù. Ci muoveremo controcorrente, sgomitando con l’andazzo festaiolo e le sciatte pastorellerie. È inevitabile farlo, per giungere alla Luce,
quella vera che duemila anni fa ha rischiarato gli orizzonti e resta il solo rimedio al buio del cammino.