“I ciechi non sognano il buio”

Miei Cari,
mi ha incuriosito il titolo di un articolo che ho letto in questi giorni e il cui contenuto, volentieri, desidero condividere con voi. “I ciechi non sognano il buio” è il titolo che M. Marcantoni, giornalista e sociologo ha dato ad un suo libro. E ha fatto bene. Egli, da 14 anni non vedente, sa quello che dice. Né ho potuto non riandare con dolce memoria al mai dimenticato e amato Michele Cantatore, anch’egli non vedente, che ha servito per 60 anni la nostra Comunità e che, come l’autore citato, visse con successo il suo handicap, come organista e soprattutto testimone della fede.
Nel suo libro, il predetto scrittore ripercorre storie di altri non vedenti che hanno vissuto e vivono la cecità con successo. Ce l’hanno fatta. Il male oscuro non impedisce di realizzarsi, non vieta un altro vedere. È appunto questo altro vedere che affascina di più il lettore. I ciechi non sognano il buio? Solo la scienza può accertarlo. È però sicuro che non vogliamo sognare il buio.
La Quaresima che da poco stiamo vivendo ricorda altre cecità. Sono devastanti ma non impediscono la speranza.
Quando vent’anni fa in un attentato a Firenze fu colpito un glorioso centro di ricerca, qualcuno scrisse sui muri: “Abbiamo i piedi nel fango, ma guardiamo le stelle”. L’uomo contemporaneo è simile a quel figlio che sbatté le porte in faccia a suo padre, abbandonando la casa paterna. Sciupa il danaro, svuota le tasche in bagordi con i compagni del branco e poi, si vede abbandonato in una campagna solitaria.
Il pezzente non sogna la dispensa vuota, il cieco non sogna il buio. Così avvenne al figliuol prodigo di gridare l’istintiva ansia del ritorno. Leggendo come metafora il citato libro, ecco davanti a noi i vedenti che non vedono.
Come quei farisei che presumevano di avere la vista lunga ed erano immersi nelle tenebre più oscure. Sia benedetta la cecità che porta la luce; benedetto il nostro male oscuro, se si trasforma in pedana per catapultarci sulle sponde della Grazia. O felice colpa canteremo nella veglia pasquale, al termine di questa quaresima che dovrà vedere santamente impegnati al recupero della luce. Ma di tanta Luce.
Sia l’ardente desiderio per me e per voi!


Cordialmente, Don Vincenzo