Maggio a Maria; MARIA, LA FANTASIA DI DIO



Miei Cari,
ancora una volta non riesco a sottrarmi dal condividere alcune riflessioni che un Amico biblista, dei Servi di Maria, ripropone all’attenzione di quanti vanno alla ricerca e alla riscoperta della Sacra Scrittura, richiamo ultimo dello Spirito, attraverso il recente Sinodo dei vescovi.
Il mese di maggio, da sempre dedicato alla Madonna, il sigillo dell’ottimismo di Dio, non può non farci tornare alla scuola di Lei, Discepola del Figlio, e ora, nostra Maestra. L’inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo riscontro nei Vangeli, corrispondono al progetto che Dio ha sull’umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio e chiamati a diventare suoi figli, noi realizziamo questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somiglia a quello del Padre, e proseguiamo verso il Signore la nostra esistenza oltrepassando la soglia della morte.
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l’ingresso nell’esistenza terrena con l’Immacolata e quello della sfera di Dio con l’Assunta. “Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall’intuito della gente più che dalla speculazione teologica”. Il processo di crescita nella fede, vissuto da Maria l’ha portata alla piena comunione con Dio che ha colmato con l’Immacolata l’abisso che separava l’uomo da Lui.
L’itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell’arco di due grandi cicli: le annunciazioni.
Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria si incontrano due importanti chiamate: nella prima Dio si rivolge alla ragazza di Nazareth, nella seconda Gesù, il “Dio con noi”, interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell’Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.
Anche le nostre esistenze sono attraversate dalle “annunciazioni” perché possiamo generare il Cristo nella nostra vita e perché diventiamo suoi discepoli.
Nel mese di maggio ci porremo alla scuola di Maria non tanto per isolarcela da noi con canti e preghiere, quanto per metterci in ascolto di Lei perché non è facile sentirci dire: “Fate quanto Gesù vi dirà”, e per farci meglio comprendere quanto Egli chiede da noi. Lei ci orienterà verso scelte di vita, dal momento che si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene e che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore e fa sì che un’anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni”.
Ritorniamo alla scuola di Maria.

Cordialmente,
Don Vincenzo



Domenica 24 maggio
Il nostro vescovo
DON GINO
sarà tra noi per amministrare
la SANTA CRESIMA

LA ROTONDA DI PIAZZA CASTELLO

È sotto gli occhi di tutti i ruvesi lo stato di degrado in cui versa, ormai da tempo, Piazza Castello, su cui si affacciano la chiesa del SS. Redentore, Palazzo Melodia, la chiesa di S. Rocco e finanche la sede della Civica Amministrazione, Palazzo Avitaja.
In più di una occasione abbiamo segnalato a chi ha il dovere di amministrare la città la necessità di intervenire per il rifacimento di una piazza che, oltre a stare a cuore ai ruvesi, rappresenta il nostro biglietto da visita, insieme allo stato del verde pubblico, del manto stradale ed alla pulizia dei luoghi, condizione, quest’ultima, che dipende per larga parte dal senso civico dei cittadini.
Per il recupero di Piazza Castello, spesso oasi per cani randagi o tela da imbrattare o foglio su cui scrivere, l’impegno non può invece che essere profuso dall’Amministrazione Comunale che, sino ad oggi, ha realizzato interventi tampone, mentre sarebbe necessario restituirle la stessa dignità che altre amministrazioni locali viciniori hanno restituito alle loro piazze. Che Ruvo stia attraversando una fase critica della sua storia civile e politica non è una novità. Non è colpa soltanto della politica o degli amministratori, beninteso, ma anche della collettività ruvese, specie se si riflette sulla lontananza della cosiddetta “società civile” dall’agone politico, per motivazioni talora giuste o giustificabili, talaltra pretestuose.
C’è bisogno di un riscatto, di imprimere una sterzata all’andazzo. È responsabilità generale ed individuale, certo, ma in primis della classe politica e di chi è stato chiamato ad amministrare il paese. Il recupero di Piazza Castello, come anche la restituzione alla città della Piscina comunale, sarebbero segnali di una svolta, della volontà di imboccare un percorso virtuoso, all’insegna delle cose concrete.


Filoteo

La carità è il volto e il tocco di Dio

Dio si serve del nostro volto per mostrarsi. A noi, che siamo sua immagine, ha affidato il compito di renderlo visibile per le strade del mondo. Il Papa nella sua prima enciclica Deus Caritas est afferma - riportando una frase di sant’Agostino - “ che chi vede la carità, vive la Trinità”. Come a dire che la carità non è altro che la concretezza visibile dell’Amore di Dio; anzi, dell’Amore che è Dio.
Vivendo nella carità si vede Dio: Dio è carità.
Benedetto XVI parla di “occhi del cuore”, di un “cuore che vede”. Il cuore ha una sua vista; e la capacità visiva di un cuore è determinata dal suo essere ricolmo di amore. Più un cuore ama, Più vede; più il cuore umano assomiglia al cuore divino, più è in grado di aprirsi agli altri per vedere le mille povertà che stanno attorno. Oltre agli occhi, la carità investe il tatto.
Gesù ha toccato le miserie umane nella vita terrena. Le ha trasformate in vita. Il tatto di Dio trasforma sempre ciò che tocca: il lebbroso toccato è risanato, il morto è risuscitato, il cieco comincia a vedere e il sordo ad udire. Tocca e si lascia toccare. Il risultato è lo stesso: l’emorroissa dopo aver toccato la veste di Gesù, si ritrova guarita. Ma prima ancora, Gesù ha toccato la nostra natura umana, rivestendosi della nostra carne. Chi vede e pratica la carità, non solo vede Dio, ma lo rende tangibile: le mani immerse nella carità offrono il tatto di Dio; le mani della carità sono le stesse mani di Dio, mani divine che si servono delle mani umane.

Rispettare,non ferire

Dopo una messa solenne, in sacrestia. “Ma tu lavori in un centro diocesano, vero?” chiede un prete oramai pensionato a uno dei più giovani concelebrati. “Sì”, risponde con semplicità questo. “Tempo perso, insomma!”, la conclusione dell’anziano. Da descrivere il volto del giovane don, tramortito più che se avesse preso un pugno. Poi s’è capito che la battuta voleva essere ironica: ma era bastato poco per spegnere - almeno per un attimo - le energie di un giovane generoso nello spendersi per la formazione di ragazzi e giovani correndo per tutta la diocesi.
Quante volte si riesce, con poco, a rovinare la giornata ad una persona, vicina o ignota: una frase, un rifiuto, un no, un’occhiata storta, una smorfia…
Le persone, capitale prezioso e delicatissimo insieme, vanno trattate come fine e non come mezzo, non posso sfruttarle a mio servizio e interesse. Per quanto uno possa aver sbagliato o essermi antipatico, resta un uomo, un fratello. Se anche mi fosse concorrente o avversario per qualche aspetto (affari, politica ecc.), non potrei mai trattarlo da nemico: è figlio dell’unico Padre, che fa sorgere il suo sole su tutti e manda il ristoro della pioggia senza differenze di meriti.
Per questo diventa urgente, in una società “urlata” e litigiosa come la nostra, adottare atteggiamenti e stili più fraterni e rispettosi. Quando non si condividono posizioni e comportamenti, le persone vanno comunque rispettate: l’immagine di Dio è in tutti e in ciascuno. Anche se ci si sente sicuri (!?!) della verità, non va dimenticato che la prima verità del vangelo è la carità fraterna; anche quando si fermano i “diritti di Dio”, non è lecito bastonare i figli, pur recalcitranti o peccatori.
Nei giorni che continuano la Pasqua, chiediamo al Padre di assumere Grazie al dono dello Spirito - il suo sguardo, la sua pazienza, di avere un Cuore simile a Gesù. Così la misericordia non sarà solo cantata in chiesa, ma vissuta nelle strade e nelle case: dove serve davvero, ogni giorno.


C.C.

Preghiere

Festa della Mamma:
Preghiera per una mamma


Mio Signore, benedici questa mamma
Che ha messo al mondo una nuova
creatura.
Fa che sia orgogliosa di essere la
madre di un bambino,
la più stupefacente delle meraviglie.
E tu, Santa Maria, Madre dolcissima,
dà a questa donna il tuo cuore pieno d’amore,
suggerisci a lei i gesti, le parole che
dicevi al piccolo Gesù.
Così il bambino che è nato crescerà,
aprirà il cuore alle voci del Signore
e gli risponderà con il più gioioso “sì ”
per realizzare la sua vocazione
e portare un po’di Dio su questa terra.
Amen.

m. Teresa di Calcutta


Preghiamo con John Henry Newman

Togliti il velo, Signore, e splendi su noi
In gloria e in grazia: questo mondo così
sfarzoso divien pallido innanzi
Alla bellezza della tua faccia.
Sin che tu non ti sii scoperto, sembra
che sia,
questa, una specie di terra incantata,
dove soli che non tramontano
illuminano il cielo,
e i fiori e i frutti abbondano.
Ma non appena il tuo più acuto, più
puro raggio
Si sia diretto verso il nostro sguardo,
ogni cosa perde il suo potere d’ incanto,
quel che era il giorno diventa la notte.
I suoi impegni più nobili divengono i
flagelli
Che fecero scorrere il tuo sangue;
le sue gioie altro non sono se non
quegli spini traditori
che ti cerchiarono torno torno la fronte.
E così, quando noi per te rinunziamo
Ai suoi inquieti richiami e terrori,
alle tenere memorie del passato,
alle speranze degli anni avvenire,
povero è il nostro sacrificio, dacchè gli
occhi nostri
sono illuminati dall’alto:
finiamo per offrire quello a cui più non
teniamo,
quel che abbiamo cessato di amare.

La guerra non risolve i problemi

Il Papa non si stanca di richiamare alla pace nella preghiera domenicale dell’Angelus. Affacciato alla finestra del Palazzo apostolico affida ai buoni, in ascolto, e a tutti i fedeli di buona volontà le sue preoccupazioni per le notizie che giungono dall’Oriente, dalla terra di Gesù, dal centro Africa. Continua l’angoscioso appello natalizio e d’inizio dell’anno nuovo: “Fermatevi”; “occorre un’azione immediata, ponete fine ai combattimenti: la guerra e l’odio non risolvono i problemi accentuano le sofferenze delle popolazioni civili che sono le più danneggiate”.
Benedetto XVI, che andrà in questi giorni in Terra Santa, continua in ogni occasione a scongiurare con sollecitudine paterna i capi della nazione a deporre le armi. La sua voce s’aggiunge a quella delle comunità ecclesiali di tante terre martoriate.
I Patriarchi ed i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme si uniscono al Pontefice nell’invito a pregare per la fine del conflitto, ad implorare giustizia e pace per la loro terra. Il Papa ricorda le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato dall’angoscia, perché Dio li benedica con la consolazione e la pazienza che vengono da Lui. Le drammatiche notizie che giungono da quelle terre mostrano a quali catastrofi porti il rifiuto del dialogo, quanto gravino su quelle popolazioni, vittime dell’odio e della guerra. La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi.
Il Papa prega che il buon Dio ispiri, autorità e responsabili di tutti i fronti, a porre fine all’attuale tragica situazione.
Nell’odierna contingenza ricorda che l’azione diplomatica dei capi delle nazioni sarà da Dio benedetta nella misura ispirata dal bene dei popoli e dal disinteresse nazionalistico.
La pace del Natale del Signore e la morte in croce di Cristo per l’umanità non possono rimanere solo momenti liturgici della fede cristiana, ma debbono diventare partecipazioni di grazia e di amore.
Cristo è la pace. Pace è l’augurio Pasquale. "Pace a voi!"

Nel Mese

Un considerevole numero di noi si è recato il 3 aprile col parroco in pellegrinaggio al Santuario del SS. Salvatore in Andria.
Ci stringemmo poi intorno a don Vincenzo per la sua festa onomastica mentre demmo inizio alla Settimana Santa con la benedizione e la processione delle palme. Venne intensificata la preparazione al Triduo pasquale soprattutto per i gruppi più impegnati che gareggiarono a rendere bello l’altare della Reposizione.
Quest’anno non più ai bambini, ma a dodici papà del Gruppo Famiglia il parroco lavò i piedi la sera del Giovedì Santo. Anche l’adorazione notturna registrò la presenza di una chiesa affollata fino a tarda ora. Il Venerdì Santo ci ritrovammo per visitare gli ammalati o le persone anziane e nel pomeriggio per l’Azione liturgica. Anche la Veglia Pasquale ha registrato una assemblea numerosa che ha partecipato ai vari riti, non ultimo la rinnovazione delle Promesse battesimali.
Non mancarono le giornate di fraternità nel Gruppo Famiglia presso Villa Jazzo de’ Cesare. Si sono intensificati intanto gli incontri con i genitori dei fanciulli che si avvicinano ai sacramenti e la preparazione agli stessi. Abbastanza partecipata poi la novena e la processione della Madonna del Buon Consiglio. Ci ritrovammo poi la sera del 30 per la messa in suffragio della Mamma del parroco.
L’adorazione del primo giovedì del mese e quella del 23, animata dal Gruppo di Preghiera di S. Pio coronarono l’intero mese di aprile.


Luca

Altare della Reposizione
9 Aprile 2009


Gruppo Famiglia in ritiro presso Villa Jazzo de’ Cesare. - 25 aprile