BONIFICHE E CONVERSIONI: PER UN’ ESTATE DI RIPENSAMENTI

Stamattina, appena alzato e prima di correre al mare, mi sono casualmente imbattuto in un pensiero del padre gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987): “La religione non è una questione di rituali o di studi accademici. Non è un tipo di culto o compiere delle buone azioni.
La religione consiste nello sradicare le impurità del cuore. Questa è la via da percorrere per incontrare Dio.” È proprio così: la religione può essere una manifestazione puramente esteriore che lascia intatto il desolante quadro interiore.
Nessun reale cambiamento, nessuna bonifica dei pensieri, nessuna conversione del cuore, ma esteriorità, rituale, paravento che cela ogni sorta di deficienza morale e spirituale. Quelle che de Mello chiama “le buone azioni” possono anch’esse veicolare all’esterno il nostro egoismo, per cui compio una buona azione per gratificare il mio ego piuttosto che per vero amore del mio prossimo. Peggio ancora sarebbe compiere una buona azione per amore di Dio e non dell’uomo, col quale Dio ha voluto identificarsi.
E che dire di certa teologia (gli “studi accademici”) che scava nel mistero insondabile di Dio, confondendo le acque e tramutando il Vangelo in testo filosofico? Comprendere sempre meglio il Vangelo non implica un atto o uno sforzo intellettuale, ma l’adozione di un altro modus vivendi: farsi piccoli, perché soltanto i piccoli, gli umili, i dimenticati hanno accesso alle profondità del mistero di Dio. È Dio stesso che si mostra ai suoi piccoli senza mediazioni umane. L’accesso al cuore del Padre dei poveri è precluso ai dotti ed ai sapienti. Lo ha detto il Cristo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25-30). Chi sono “i piccoli”? Qualcuno asserisce che siano i discepoli.
Può darsi, sebbene preferisca pensare agli umili, ai pastori che si recarono alla grotta di Betlemme, ai tre pastorelli di Fatima, a Bernadette Soubirous, all’indio Juan Diego, al quale apparve la Madonna a Guadalupe, in Messico, a san Francesco D’Assisi.
Povertà nel senso letterale del termine, semplicità, assenza di beni cui attaccarsi, rinuncia e distacco dalle sicurezze del denaro e del potere per aderire alle ricchezze del Cristo. Dobbiamo essere sinceri. Dire la verità non è mai peccato, anzi. C’è una parte della Chiesa-istituzione che cinguetta col potere. Ci sono stati e ci sono esempi nella Chiesa cattolica da non seguire. Alla implacabilità dei principi morali impartiti al popolo dei fedeli non sempre ha corrisposto un comportamento moralmente ineccepibile da parte di molti aderenti alla Chiesa cattolica, si tratti di prelati, di sacerdoti, di suore o di semplici fedeli laici. Portiamo sulle spalle un fardello pesante di responsabilità verso il mondo, al quale avremmo dovuto rivelare il Cristo nella sua onnipotenza d’amore e di salvezza. Sua Santità Benedetto XVI ha ammesso, con verità e senza mezzi termini, che il pericolo peggiore per la Chiesa viene dal suo interno, dal peccato dei suoi membri. È una dichiarazione di forte impatto e dalle molteplici prospettive, cui faranno seguito atti consequenziali. Questo Papa non è affatto debole, sta affrontando con coraggio e fermezza molti nodi venuti al pettine, e lo farà al meglio delle sue possibilità.
È una fase di catarsi e di conversione dei cuori. È una stagione delicata, dolorosa, ma necessaria. Dal male Dio trarrà il bene. Ciascuno di noi è interpellato a collaborare a questo rinnovamento morale e spirituale, partendo da se stesso, dalle proprie azioni, dalle proprie idee, che vanno ri-orientate. Bonificarci per bonificare ed essere meno indegni di Colui che diede la vita per noi. È il compito per questa estate. Arrivederci a settembre!

Salvatore Bernocco