Pronti per seminare ancora



Miei Cari,
credo condividerete con me che le vacanze che volgono al termine siano un tempo opportuno per dar gloria a Dio per le meraviglie del creato, mentre il corpo si riposa un po’ dalla fatica e dallo stress e la mente “ascolta il silenzio” per andare col pensiero al Dio creatore. In tale contesto voglio proporvi alcune riflessioni a conclusione di questo periodo estivo e sulle quali mi sono
soffermato durante i bellissimi giorni del campo scuola vissuti con i nostri ragazzi, guidati da alcune coppie del gruppo famiglia. Tutto ciò al fine di “raccogliere per seminare ancora”.
Si raccolgono difatti grappoli dorati per un vino di qualità che darà tono e colore nei momenti di convivialità; si miete e si raccoglie il grano per il pane che degusteremo e per seminare nuovamente. C’è chi parlò di estate come “vendemmia del diavolo”, altri hanno parlato di “vendemmia del Signore”. Sì. Perché crediamo che
insieme alle debolezze umane, forse (spero proprio di sì) ci siamo arricchiti di tanti bei frutti in termini di relazioni nuove o ritrovate, di lavoro nei gruppi
formativi e altre occasioni costruttive da non lasciar cadere. E comunque la vendemmia, del diavolo o del Signore che sia è di ogni stagione, ogni giorno ne conosce almeno una. Per il Signore tutte le stagioni sono buone per dare frutto e non è il caso da accampare scuse per attendere tempi migliori: è questo il momento di amare. È tempo di raccogliere e ancora di seminare. Siamo all’inizio d’un nuovo anno pastorale: “Chi ha orecchi da intendere, intenda”.
Cordialmente e buon anno pastorale

Don Vincenzo



Domenica 19 settembre
Rientra in Ruvo la venerata
statua di
S. Rita da Cascia

il cui restauro è stato curato dagli
artefici leccesi Zappatore - Galati.
Alle 18,00 presso la chiesa di S.
Rocco avrà luogo la benedizione
del simulacro che processionalmente
sarà riportata in
Parrocchia per la solenne
Celebrazione Eucaristica con la
benedizione delle rose per gli
ammalati.

L’angolo della famiglia

Ti amo… e te lo dico!


Vorrei parlare in questo articolo sui gesti e linguaggi nella relazione d’amore.
Può apparire scontato richiamare il fatto che l’amore tra uomo e donna, essendo una comunione totale sul piano del corpo e dello spirito, coinvolga anche la gestualità fisica, che ha una sua espressione particolarmente significativa nel gesto sessuale. Ciò che non è altrettanto scontato è richiamare che la gestualità dell’amore uomo donna non è soltanto la gestualità sessuale genitale. Oggi c’è molta confusione in proposito. Dire ti amo alla persona amata si pensa che sia sottinteso di fare sesso subito, altrimenti quella parola non si può pronunciare.
Gli adolescenti in particolare, pensano che l’amore si risolva nel discorso genitale. Dire amore è qualcosa di molto più grande, impegnativo, di più profondo.
Quando una coppia per vari motivi non può più esprimere l’amore col linguaggio della genitalità, allora non può più pronunciare quella parola?
Penso che la risposta sia scontata. Penso a quella moglie che appena sposata si trova ad accudire il marito paralizzato in un incidente stradale. Mi diceva ho capito ancora di più in quel momento cosa significasse amare mio marito. Per ovvi motivi non ci potevamo esprimere l’amore con tutte le espressioni possibili. Ma mai abbiamo messo in discussione il nostro amore. Anzi si connotava di più profondità e autenticità quando amo una persona e le dico ti amo, la prima preoccupazione non deve esser quella di portarsela a letto, questo non è amore ma egoismo. Viviamo in un contesto in cui la relazione è fortemente sessualizzata, al punto, come dicevo sembra che tutto sia riducibile alla sessualità nella sua forma di genialità. Ho voluto fare questa premessa perché la gestualità non venga banalizzata.
L’amore è relazione personale. E come ogni relazione non si fonda solo sui gesti fisici, ma sul significato condiviso dei gesti. Ogni relazione d’amore ha un suo linguaggio proprio con “parole” proprie.
I gesti d’amore tra l’uomo e la donna espressi fuori dal loro contesto d’amore hanno altri significati e possono addirittura diventare un linguaggio materialmente corretto, ma falso non solo per l’intenzione di chi li compie, ma per quello che esprimono e comunicano. Occorre verità nei gesti soprattutto quando si è fidanzati, e ci si prepara ad un rapporto stabile dentro un progetto matrimoniale. Mi diceva una fidanzata: quando ci esprimevamo l’amore lui premetteva sempre la preoccupazione che se la storia finiva almeno si potesse rimanere amici. Questa era una preoccupazione di uno che sviliva la gestualità, che non capiva sufficientemente il linguaggio autentico dell’amore, come conferma di quello che dicevo nella premessa. Amore è una parola meravigliosa, impegnativa, non di due persone che si sfruttano, si usano, e si lasciano, ma che si rispettano.
Una caratteristica propria dell’amore coniugale è di essere una comunione di tutta la vita. “Intima comunione di vita” sostiene il documento conciliare Gaudium et Spes al n. 48, una comunione che coinvolge tutta la realtà personale dell’uno e dell’altra. L’essere umano è fatto di corpo e di spirito, la comunione coniugale implica non solo gesti corporei, cosa scontata, ma richiede che questi gesti corporei siano comunicatori dello spirito, affinché la comunione si realizzi. Solo in tal modo si salva e si costruisce l’unità della coppia. Invece quando è solo ricerca di corpi capiamo perché la coppia scoppia. Si spiegano così le evasioni coniugali.
Certo occorre progredire in questa unità di coppia.
Non si è mai sufficientemente preparati.
Proprio per l’unità corpo e spirito, il corpo umano è mediatore di ogni comunicazione della persona e mediatore di ogni relazione. La psicologia ci ha resi consapevoli che la comunicazione dell’interiorità passa attraverso la parola, intesa non solo come parola verbale: parola è la posizione del corpo, il modo di stare seduti, il modo di gesticolare, il modo di guardare, l’espressione del viso, il modo di vestire è un messaggio, verso la persona che ami, il modo di curare i capelli, un regalo, un servizio. Non c’è vera amicizia se non ci si vede mai figuriamoci in un rapporto di coppia stabile non avere il tempo di fermarsi per esprimere con tutto se stessi il proprio amore, si rischia di essere dei separati in casa. E quante situazioni del genere. Vi prego fermatevi nelle proprie case, trovate un tempo significativo per voi, ne beneficia la profondità del vostro linguaggio d’amore. Ne beneficiano i vostri figli che vedendovi innamorati e ricchi di stima reciproca, nella vostra gestualità avranno un bel messaggio verso la vita. Mi diceva una bambina: io non ho mai visto mio padre che accarezza mia mamma. Questa bambina aveva capito tutto. Perché abbiamo bambini pessimisti, insicuri, incupiti in una tristezza disarmante, perché nelle nostre case non si dice più ti amo, ti stimo, ti adoro. Ecco il contenuto profondo della gestualità autentica del linguaggio di una coppia che dice di amarsi. Altrimenti lasciamo perdere.
Altrimenti succede che mentre stai con la persona che dici di amare, hai già nel cuore il proposito di tradirla. L’ipocrisia in un rapporto di coppia ne costituisce la sua morte.
Parole e gesti devono camminare in piena sintonia col cuore. Ogni coppia sa bene che una delle fatiche del costruire la comunione coniugale è quello di capirsi. Capire il modo di essere del proprio partner e il suo modo di agire.
Capire le sue intenzioni. È spesso una fatica necessaria. Ogni coppia sa bene che talora non c’è bisogno di grandi cose per capirsi profondamente e sentirsi in piena comunione: basta uno sguardo o una dolce carezza.
Spesso i grandi sentimenti passano attraverso un semplice fiore, non solo di natura botanica il cui valore materiale è praticamente nullo, ma il cui valore simbolico è immenso.
Ciò significa che quello che dà senso e pienezza alla relazione, non sono sempre i grandi gesti, ma cosa c’è della persona in quei gesti anche piccoli ma che debbono essere quotidiani. I gesti sono importanti per la comunione di coppia, senza di essi non c’è comunicazione, ma non sono i grandi gesti che fanno la comunione, quanto la quotidianità della gestualità e del linguaggio dell’amore di coppia. Tutto questo non ha, né vuole avere il senso di svalutare la sessualità e la genitalità di coppia, ma di porla nel suo giusto contesto dell’insieme del linguaggio dell’amore coniugale, il quale non usa solo una parola, ma tutto un vocabolario e tanto più il vocabolario del cuore è ricco, tanto più la relazione diventa un poema d’amore. Giovanni Paolo II così si esprimeva in proposito: è tutta la persona, con tutta la ricchezza del linguaggio del corpo e dello spirito che deve partecipare a costruire la relazione d’amore. Solo così il corpo diventa manifestazione della persona e realizza il significato sponsale che gli è proprio. Questo significato sponsale si realizza in pieno quando la nuzialità del corpo diventa espressione della nuzialità dello spirito.
La chiave dell’armonia non sta nella riuscita della copulazione, bensì nella fioritura della nuzialità delle anime. Ciò significa che è l’intesa delle anime che deve guidare e suggerire le parole del linguaggio gestuale dell’amore e non viceversa. I gesti debbono liberarsi della loro istintività e della sola emotività per caricarsi di significatività e bontà. Solo così non avremmo col tempo degli annoiati in amore ma degli incantati, che si dicono sempre rispetto, stima, considerazione, in una parola amore.


Padre Lino Sibillia

In difficoltà con i testimoni di Geova

Il dialogo con i testimoni di Geova è messo in crisi dalla difficoltà pura e semplice di trovare un orizzonte comune ove svolgerlo. La Bibbia dovrebbe essere la base per l’incontro: è per questa via, infatti, che si sviluppa l’ecumenismo tra le varie chiese e denominazioni cristiane.
Ma anche qui i testimoni di Geova alzano una barriera che è difficilmente sormontabile, perché è di principio e di metodo. La versione biblica dei geovisti italiani è condotta sull’inglese e non sull’originale ebraico e greco. Non esiste nessuno studioso qualificato e rigoroso dell’esegi biblica di fede geovista. Non mancano interventi faziosi sui testi.
I testimoni adottano un metodo di lettura che è inaccettabile in partenza. Ignorando che la Bibbia è parola di Dio espressa in parole umane e legata a una storia, a una cultura, a un tempo e a uno spazio e a un suo sviluppo, essi la leggono non nel valore che quelle parole avevano, ma così come esse suonano. Essi, che spesso conoscono approssimativamente la Bibbia, selezionano invece i passi secondo il loro interesse. Il più delle volte, però, essi usano un numero ristretto di citazioni frammentarie, estrapolate dal loro contesto e, quando fa comodo, non più interpretate letteralmente ma molto liberamente. Si tratta di una lettura confusa e arruffata, ora rigida ora evanescente, che ignora la sequenza dei testi, ma li smembra e li unisce secondo le proprie necessità. È chiaro che con una simile impostazione di principio e di metodo è difficile, per non dire impossibile, dialogare in modo costruttivo non solo da parte del fedele ma anche da parte del biblista serio, cattolico, ortodosso o protestante.

“Viaggio spirituale nella Chiesa del SS. Redentore di Ruvo”

Un cammino spirituale reso possibile dalla frequentazione del tempio, dalla “contemplazione” dei suoi tesori di grazia e santità. In “Viaggio spirituale nella Chiesa del SS. Redentore di Ruvo di Puglia”, il nostro capo redattore, Salvatore Bernocco, nel rendere omaggio all’impegno pastorale del Parroco in occasione del 40° anniversario di sacerdozio, indica alcune direttrici spirituali di marcia, sintetizzando il messaggio di alcuni santi la cui devozione è molto sentita nella comunità del SS. Redentore. Un lavoro ricco di spunti per un’analisi dello stato dell’anima e per cogliere il valore di una comunità attenta alle tradizioni ed aperta al futuro.

L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa

È indubbio che gli studi teologici sono causa di incomprensioni e, talvolta, di “scomuniche” preventive, laddove invece dovrebbero contribuire all’approfondimento della Parola di Dio per una maggiore comprensione del mistero dell’incarnazione del Cristo, del suo messaggio di salvezza, talvolta annacquato in senso troppo umano oppure spiritualizzato al punto di renderlo distante dalla concreta realtà dell’uomo. La Pontificia Commissione Biblica col documento “L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa” del 1993 ha ben chiarito che “l’esegesi cattolica deve […] mantenere la sua identità di disciplina teologica, il cui scopo principale è l’approfondimento della fede.
Questo non significa un minore impegno nella ricerca scientifica più rigorosa, né la deformazione dei metodi a causa di preoccupazioni apologetiche. Ogni settore della ricerca (critica testuale, studi linguistici, analisi letterarie, ecc.) ha le sue proprie regole, che deve seguire in piena autonomia. Ma nessuna di queste specialità è fine a se stessa.
Nell’organizzazione d’insieme del compito esegetico, l’orientamento verso lo scopo principale deve restare effettivo e fare evitare dispersioni di energie. L’esegesi cattolica non ha il diritto di somigliare a un corso d’acqua che si perde nelle sabbie di un’analisi ipercritica.
Adempie, nella Chiesa e nel mondo, una funzione vitale: quella di contribuire a una trasmissione più autentica del contenuto della Scrittura ispirata”.Tuttavia, se occorre conservarne l’unitarietà, è altresì indubbio partire dal presupposto che “l’interpretazione deve necessariamente essere pluralistica.
Nessuna interpretazione particolare può esaurire il significato dell’insieme, che è una sinfonia a più voci. L’interpretazione di un testo particolare deve quindi evitare di essere esclusiva”. Nessuno ha quindi il monopolio dell’interpretazione, che abbisogna di contributi umili e generosi, evitando di incorrere nella tentazione di stabilire che vi sia come una sorta di dogma interpretativo. Ciò detto, non possiamo non sottolineare, ad esempio, il pensiero di santa Caterina da Siena, secondo la quale l’Esegeta per eccellenza è Cristo: più siamo uniti a Cristo più conosciamo in profondità la Sacra Scrittura.
Quindi, in sintesi, se non possiamo fare a meno degli studi biblici, dobbiamo in ogni caso sottolineare che il senso profondo delle S. Scritture è rivelato dal Signore alle coscienze.
Lo Spirito Santo illumina gli ultimi, coloro che mancano di scienza umana, ma non di sapienza secondo Dio. Fa riflettere la circostanza che la Vergine Maria si sia rivelata a gente umile, mai ai sapienti della terra. In loro c’è spesso supponenza, distinguo, esercizio di lana caprina, mentre negli umili c’è accoglienza incondizionata e fede limpida. E la differenza, forse, sta tutta qui.

Salvatore Bernocco

Camposcuola 2010 - “Villaggio Boncore” - Torre Lapillo

Svegliaaa… noi ci siamo!


Svegliaaa! Questo il “grido di battaglia” dei 25 ragazzi che hanno partecipato al camposcuola 2010 organizzato dalla nostra Parrocchia con la collaborazione di tre laboriose coppie del Gruppo Famiglia, Franco ed Anna, Biagio e Nicoletta ed Angelo e Mary, dell’instancabile Signora Maria, del simpaticissimo Nicola e, ultima ma indispensabile, la nostra Ninetta che prima a destarsi ed ultima a ringraziare il Signore della giornata concessa, ha vestito i panni di mamma e maestra conquistando la sincera stima e l’immenso affetto di tutti noi; il tutto sotto la guida spirituale del nostro parroco Don Vincenzo.
Dopo questo doveroso tour di presentazione, ritorniamo al nostro grido di battaglia con cui eravamo soliti salutare il sole e cacciar via la sonnolenza mattutina tipica di chi si è addormentato la sera soddisfatto e appagato della giornata trascorsa. Recitate le lodi, riassettate le stanze e paghi di una buona colazione le nostre giornate si sono svolte tra mare, sole, divertimento, turni di corvee, tornei sportivi e serate danzanti senza mai dimenticare il vero motivo di questa iniziativa estiva: convivere e socializzare in nome della più pura fratellanza cristiana. Ancora una volta l’ormai compatto Gruppo Giovani Parrocchiale si è riconfermato come presenza ferma nella nostra Parrocchia. Presenza in grado di dimostrare, nonostante la giovane età dei più piccoli, che l’entusiasmo e la gioia di vivere dei ragazzi lodano il Signore non meno di un avviato gruppo di cammino spirituale, tentando sempre di svegliare e rinnovare la nostra comunità. Ancora un grazie ad Angelo che ha animato le nostre giornate e le serate; a Ninetta la cui abilità culinaria ha sfamato il nostro appetito e ammaliato il nostro palato.
Svegliaaa! Il Gruppo Giovani è tornato!
Arrivederci alla prossima…


Flavia Fiore

Nel Mese

Due mesi pieni di attività quelli trascorsi.
Soprattutto per le realizzazioni di quelle stive concernenti l’oratorio e il campo scuola. Infatti numerosi ragazzi con i loro animatori hanno allietato con le loro attività e i loro giochi i dintorni della parrocchia vivacizzando il quartiere.
Tutto è avvenuto mentre alcune parrocchie chiudevano i battenti dell’oratorio estivo da esse realizzato.
C’è stata poi la fase del campo scuola che si è svolto ancora una volta a Boncore di Nardò dall’8 agosto. Sono state alcune coppie del gruppo famiglia coordinate da Angelo Fiore ad animare il numeroso gruppo di giovani e giovanissimi che hanno ampiamente soddisfatto le aspettative del parroco e dei suoi collaboratori. Il grazie sentito va anche a D. Pasquale Rizzo, parroco emerito di Boncore e Torre Lapillo. I fedeli si sono dati poi appuntamento per la festa di S.Maria Goretti e soprattutto per quella di S. Anna che ha registrato tantissimi devoti, soprattutto gestanti per le celebrazioni e il novenario in suo onore.
Giornate liete sono state vissute per festeggiare la Madonna della Rigliosa e quella della Difesa durante le quali il parroco ha intrattenuto i fedeli sulla vera devozione alla Madonna e sulla irrinunciabilità di essa come autenticazione del cammino personale di fede. Tra gli altri momenti di particolare intensità vanno ricordate le feste dell’Assunta che è tanto sentita nella nostra Comunità con quella di S. Rocco il cui simulacro d’argento è stato portato processionalmente il 16 agosto per il corso cittadino. Alcune date e anniversari non ultimo quello di parrocato di don Vincenzo (28 agosto) e altre di matrimonio hanno visto in piena e cordiale attività il Gruppo Famiglia Parrocchiale. Più volte ci si è incontrati a Villa Jazzo de’ Cesare e alla Difesa per serate di fraternità sia con la famiglia sia con i giovani che hanno vissuto l’esperienza del Campo Scuola o dell’Oratorio estivo. E proprio i ragazzi dell’oratorio hanno vissuto una bellissima giornata animata alla Difesa da Michele e Anna. Non è mancata l’adorazione comunitaria animata dal Gruppo Eucaristico parrocchiale e da quella di P. Pio. Insomma due mesi intensi che tutto hanno predisposto per riprendere il lavoro parrocchiale che sta per ricominciare.


Luca