Anno XXV : per continuare il dialogo


Miei Cari,
è terminato da pochi giorni l’anno 2010 e sono tanti i sentimenti che ci accompagnano, mentre ripercorriamo con la memoria del cuore il cammino fatto giorno per giorno.
Nella vita di ognuno di noi ci sono giorni pieni di vento e di rabbia, pieni di gioia, di dolore e di lacrime, ma poi ci sono giorni pieni di amore che ci danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni.
Sono questi che dobbiamo custodire in modo speciale; perché danno luce e forza a tutto quello che facciamo e siamo, alle nostre relazioni e ai nostri affetti, ai nostri progetti e ai nostri fallimenti.
Sono il dono nascosto, il dono più bello che possiamo offrire al nostro Redentore che continua a venire tra noi.
Tutti -mi auguro- ci siamo messi in cammino verso Betlemme alla luce di una stella che, ora tremula ora forte, brilla nel nostro cuore come certezza di vita e verità. Come i magi soffermiamoci davanti al Bambino che è nato, portando l’oro dei nostri giorni felici, l’incenso dei nostri giorni di pace, la mirra dei nostri giorni più tristi.
Si è poi aperto il nuovo anno ed il cammino è rivolto alla speranza del domani che è sempre l’oggi di Dio presente nella storia dell’uomo. L’oggi di Dio è sempre nuovo, perché Egli fa nuove tutte le cose: rende nuovo il cuore di ognuno di noi. Il nerume che la società stancamente ci offre deve essere cancellato; il grido dei poveri ascoltato, la sete e la fame di giustizia sociale devono essere necessariamente soddisfatti. Scrive José Castillo nel suo libro “La follia di Dio”: «Lo specchio del comportamento etico non è la propria coscienza, ma il volto di coloro che vivono con me»; quindi che io mi comporti bene, non è in base alla mia coscienza che potrebbe essere condizionata dalla morale, dalla religione, ma in base al volto del fratello che ho accanto. Se questo esprime pace, speranza, gioia e felicità, perché il mio comportamento genera tutto ciò, allora è evidente che il mio comportamento è eticamente corretto, anche se la coscienza può rimproverarmi qualcosa; dice S. Giovanni: “Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”.
Il nuovo anno appartiene alla speranza dell’uomo per evitare che sia rinchiuso nel bunker della disperazione. L’uomo ha il diritto di fare la sua strada nel tempo evitando di inabissarsi nel buio senza ritorno: il suo cammino è nel nuovo anno che è espressione di vita, di gioia, di vera umanità. Chi può negarci questi valori? Entriamo quindi nel nuovo anno, 25° dell’umile nostro giornale parrocchiale per far luce ed essere luce per quanti vanno alla ricerca del Redentore che sempre bussa alla porta dei nostri cuori.
È il mio augurio per il 2011.

Cordialmente
Don Vincenzo