Insieme da cinque lustri

Cinque lustri, ben venticinque anni di riflessioni teologiche e pastorali, di interventi in materia di religione, di politica, di società, con un occhio particolare alla nostra città, Ruvo di Puglia, alla quale sento di dover augurare tempi migliori, un nuovo inizio in coincidenza con il nuovo anno.
Venticinque anni di collaborazioni qualificate, di articoli che hanno fatto riflettere e aperto i cuori alla speranza, di esortazioni ed appunti scritti da uomini prestigiosi ed amici del calibro di Mons. Antonio Bello, Servo di Dio, Mons. Loris Capovilla, i Vescovi che si sono succeduti negli anni, Mons. Negro e Mons. Luigi Martella, l’editore Renato Brucoli, e molti altri.
L’elenco sarebbe lungo. Ma il principale collaboratore ed artefice di “Fermento” è Don Vincenzo Pellegrini, nostro parroco, che con le sue lettere cordiali apre i numeri di “Fermento” ed accompagna il lettore nelle sue pagine, appena quattro, ma tutte consistenti e stimolanti.
Esso non è un giornale o un periodico di vacuità e vanità, ma un mezzo di coesione
spirituale e di collegamento delle anime fra di loro. È elemento di unità e favorisce la partecipazione nel momento in cui giunge nelle case degli ammalati e dei loro familiari, fra le mani di chi necessita di una parola di conforto e di speranza. Non sono mancati in questi anni gli spunti positivamente critici nei riguardi di certe realtà locali in cui pareva assente l’elemento della ricerca del bene comune.
“Fermento” ha stigmatizzato comportamenti immorali ed incoerenti, ha denunciato fatti ed episodi in distonia con l’etica cristiana, usando sempre il metro della misericordia e con tatto ed eleganza, senza mai scadere nel turpiloquio e nel criticismo esasperato. È una caratteristica del nostro periodico: educare evitando di cadere nel moralismo di comodo ed in quel perbenismo di facciata che nuocciono alla fede e che semmai sono funzionali all’ingrassamento della religione, intesa come sistema di regole, norme e prescrizioni farisaiche che uccidono lo spirito piuttosto che vivificarlo. La vera religione, il vero rapporto con Dio fa a meno dell’apparenza e si fonda sulla verità dell’amore, sulla concretezza del gesto di carità e sull’efficacia della parola, vissuta e comunicata con mansuetudine e rispetto.
“Fermento” ha veicolato queste idee in tutti questi anni, distinguendosi per la qualità degli interventi e facendo, con molta umiltà, da cassa di risonanza qualificata alle esortazioni della Chiesa, agli insegnamenti del Papa e dei Vescovi.
“Fermento” è quindi stimolo di crescita spirituale, morale e culturale, strumento di comunione e partecipazione da un significativo arco di tempo. Se questo cammino è stato possibile, lo si deve ai suoi collaboratori. Penso, in questo momento, a chi mi ha preceduto, a Margherita Miraglino, come a tutti coloro che si sono prodigati e si prodigano per diffonderne il messaggio.
Il mio primo articolo per “Fermento” risale al lontano aprile del 1988. Scrissi di Aldo Moro, invitato a farlo da Don Vincenzo. Una collaborazione occasionale è divenuta una prassi che mi sta a cuore, un appuntamento con la Comunità a cui non posso far mancare il mio modesto contributo di idee e di impegno.
Alla collaborazione con Don Vincenzo e a “Fermento” devo molto. Scrivendo di cose spirituali sono cresciuto nella fede e sono stato “costretto” a leggere di più, ad informarmi di più per essere all’altezza della missione di divulgare la Buona Notizia attraverso la buona stampa. Leggendo gli articoli di “Fermento”, mi si sono aperti percorsi di maturità umana e cristiana.
“Fermento” raggiunge amiche ed amici che vivono in Italia e all’estero.
A tutti costoro, a quanti ci leggono, ai collaboratori di ieri e di oggi, a quanti si adoperano per diffonderne i contenuti, va il mio sincero ringraziamento ed il mio affetto, nella speranza di percorrere insieme ancora un bel tratto di strada.

Salvatore Bernocco