PARABOLE: PER CAPIRE E FAR PARLARE LUI


Miei Cari,
anche alcune pagine del Vangelo di queste domeniche estive ci immettono nei riposanti
scenari che invitano alla contemplazione del creato e ad andare oltre, verso il Creatore: “Gesù, dice il Vangelo di Matteo, uscì di casa e si sedette sulla riva al mare”,(Mt.13,1..) e senza ostacolarti l’immersione nel creato, parla “in parabole” alle folle assetate della sua parola.
Un aiuto a capire meglio, senza i vincoli del dogma, del “così è”, punto e basta”!
Perché questo raccontare?
Perché forse l’insegnamento può diventare un parlare arido, astratto, fuori dalla
vita, fuori dalla casa e fuori dal mare.
La parabola perché non “definisce”, non dice tutto, ma è un discorso aperto non dice: così è, e basta. Forse ci siamo troppo legati ad una interpretazione del
Vangelo, immobile da millenni, ci va benissimo e non scalfisce uno solo dei problemi
dell’umanità. Una lettura e una esegesi fisse e immutabili che non hanno il coraggio di scavare o di aprire le finestre al vento e che soffia dove vuole e parla con la bocca di chi vuole.
Una morale-nonostante la svolta del Concilio Vaticano II - ancora dipendente dalla norma.
Credo che la Chiesa debba ritornare a parlare in parabole. Il vecchio catechismo ci insegnò che “Dio è l’essere perfettissimo”. Lui, in parabole ci ha detto che Dio è Padre che attende il figlio scapestrato, che lo abbraccia, non lo fa andare oltre con le sue confessioni, che sa benissimo che il figlio non ha bisogno del «padre», ma del «pane» che gli manca e nonostante tutto lo reintegra pienamente nel suo amore. La parabola: insomma un discorso aperto e che non sai dove ti porta, mentre sei immerso nella contemplazione del mare...
Miei cari, cerchiamo di guardare così il creato e ringraziamo Dio che non è «complicato» come a volte siamo noi quando sgridazziamo canti e preghiere per fare «zittire Lui»: Quel religioso silenzio davanti al mare...

Buone vacanze, Don Vincenzo

MADRID 2011: LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

RADICATI E FONDATI IN CRISTO!
C’è un momento, da giovani, in cui ognuno di noi si domanda: Che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione
dovrei darle? Cristo, che si è fatto uomo per noi, ci svela il segreto dell’esistenza e ci rivela nostra identità. Alcuni passaggi
del messaggio del Papa ai giovani in vista della Giornata Mondiale della Gioventù, ci aiuta in questa scoperta!


Vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi.


Alle sorgenti delle vostre più grandi aspirazioni
E’ parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente.
[Ö]Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, delle basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una
giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici per diventare, poi, un albero robusto capace di portare frutto.

Sorretti dalla fede della Chiesa, per essere testimoni
La nostra fede personale in Cristo, nata dal dialogo con Lui, è legata alla fede della Chiesa: non siamo credenti isolati, ma, mediante il Battesimo, siamo membri di questa grande famiglia, ed è la fede professata dalla Chiesa che dona sicurezza alla nostra fede personale.
Il Credo che proclamiamo nella Messa domenicale ci protegge proprio dal pericolo di credere in un Dio che non è quello che Gesù ci ha rivelato: “Ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri “(CCC, 166). Ringraziamo sempre il Signore per il dono della Chiesa; essa ci fa progredire con sicurezza nella fede, che ci da la vera vita.
Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri.
Nell’era della globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza!

Verso la Giornata Mondiale di Madrid
Cari amici, vi rinnovo l’invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, attendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole rendervi saldi nella fede mediante la Chiesa.
Cari giovani, la Chiesa conta su di boi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza.
La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio. Per questo le Giornate Mondiali della Gioventù sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il popolo di Dio.
La Vergine Maria accompagni questo cammino di preparazione.
Interceda per ciascuno e ciascuna di voi, affinché nella prossima Giornata Mondiale possiate crescere nella fede e nell’amore”.


L.S.

L’ASSUNTA, IL RICHIAMO DEL CIELO

Piace ripensare, nel pieno dell’estate, ad uno dei motivi suggeriti dalla celebrazione della Pasqua di Maria: l’Assunta l’esaltazione più autentica della persona umana e della sua dignità. In Maria, primizia della gloria futura che attende tutti i credenti al compimento del Regno di Dio, contempliamo anche il pieno trionfo della corporeità umana: quella corporeità tante volte malintesa e svilita anche oggi, e soprattutto in questi giorni.
L’apparire, a scapito della dimensione interiore, belli, forti, attraenti, e magari pieni di soldi e di successo è un classico ideale mondano che si accompagna sovente al dissipato andazzo vacanziero.
La questione è che, come diceva Chesterton, l’uomo, consapevole dei propri limiti, può riuscire a mantenersi a certi gradi nel fare il bene, sforzandosi sempre, passo dopo passo per migliorarsi. Ma non ci si mantiene a certi livelli “nel male”.
E lo smarrimento morale, (alludiamo qui alla morale naturale, non necessariamente alla morale cristiana) tipico della società materialistica e consumistica, tende irreversibilmente a portare verso il basso. La via del degrado non ha limiti. Oggi come ieri. La storia in tal senso si ripete.
E poiché gli uomini hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia d’una intelligenza depravata sicché commettono ciò che è indegno, colmi sono di ogni sorta d’ingiustizia, di malvagità di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi di malignità, diffamatori maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa (Rm 1, 22-32).
Abbiamo innanzi ai nostri occhi un quadro drammatico, tanto più inquietante dal momento che nello sguardo d’insieme, ci sembra di aver riscontrato la verosimiglianza di diversi particolari con altrettante situazioni e realtà ben note.
Basti pensare alla presente crisi sociale, e civile, che ad esempio riguarda la famiglia naturale e monogamica sempre più messa in crisi dalla logica delle unioni di fatto, e insidiata perfino da rivendicazioni rumorose di movimenti omosessuali, strumentali per lo più ad ottenere figli in adozione.
Ci sentiremmo proiettati così in un passato oscuro, e apparentemente senza speranza. Possibile che non sia cambiato nulla? Ebbene la speranza ce la porta anzitutto Maria Immacolata la cui testimonianza splendente riempie il mondo della novità del Regno divino che suo Figlio Gesù ci ha procurato: incarnandosi, vivendo tra noi, morendo sulla croce e risorgendo gloriosamente.
Il canto del Magnificat ci proietta in una situazione di giustizia e di grazia già conseguita, malgrado il cammino della storia umana non sia ancora compiuto; tale condizione interiore è peraltro un dono immancabile per quanti vivono il loro battesimo con spirito di figli e non di servi. Dio ci ama. Ama gli umili, i poveri, i deboli; non dobbiamo quindi temere: il peccato, le logiche oppressive e brutali del mondo sono già sconfitte dall’Amore di Dio per l’uomo.
Accogliendo Dio, e quindi “spalancando le porte a Cristo” senza paura - Maria ce lo insegna.

AMORE PURO ?

Il 25 giugno scorso il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, avallava la decisione del Senato dello stato di rendere legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Cuomo disse: “Questo voto oggi manda un messaggio al paese. Questa è la strada da seguire, il momento di farlo è adesso, e si può fare; non è più un sogno o un’aspirazione. Penso che vedremo sviluppi rapidi”.
Quattro senatori repubblicani hanno votato a favore della legge, rendendosi decisivi per la sua approvazione. Uno di loro, Mark J. Grisanti, ha spiegato: “Chiedo scusa a coloro che si sentano offesi. Ma non posso negare a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, alla gente del mio collegio e di questo stato, lo stato di New York, e a coloro che lo rendono grande, gli stessi diritti che ho assieme a mia moglie”. Qualche giorno prima, il 23 giugno, il noto oncologo Umberto Veronesi asseriva che “l’omosessualità è una scelta consapevole e più evoluta. Quello omosessuale è l’amore puro”. Puro perché non finalizzato alla procreazione. Quando ho letto questa dichiarazione - che non è sostenibile sotto nessun profilo, né razionale né etico né morale - mi sono tornate alla mente le parole di un giovane omosessuale, il quale sosteneva che gli eterosessuali fossero i veri “diversi”.
Bontà sua.
La logica ed il buon senso sembrano essere andati a farsi benedire. Cosa ci sia di puro in una relazione omosessuale rispetto ad una eterosessuale non è dato di comprendere. Se la purezza dovesse essere legata alla procreazione, sarebbe irrazionale affermarne l’impurità, giacché grazie alla relazione uomo-donna la specie umana non si è ancora estinta, malgrado i tanti tentativi di clonazione e pseudo-scientifici per superare la dualità maschio-femmina e fare di tutta l’erba un fascio, con notevoli implicazioni sui piani psicologico, etico e scientifico.
Non c’è dubbio che l’omosessualità sia una tendenza. Ma che sia la “tendenza” del futuro o la chiave di volta verso la purezza dell’amore, francamente ci sembra una affermazione bizzarra, quasi un colpo di sole. E non v’è neppure dubbio che l’omosessualità, in sé, non sia da considerarsi sic et simpliciter un peccato contro natura, purché sia vissuta castamente, così come è richiesto agli eterosessuali, anche nel rapporto di coppia e matrimoniale, che resta la piattaforma su cui si sviluppa l’unione insuperabile fra uomo e donna, il concetto di famiglia, naturalmente aperto alla procreazione ed alla diversità.
Certo, si pone la questione democratica e civile di riconoscere alcuni diritti ad altre unioni, purché non si mettano sullo stesso piano e non si dia la medesima rilevanza a queste “unioni altre” rispetto al matrimonio fra un uomo ed una donna, civile o religioso. Il futuro dell’umanità è nelle mani delle unioni familiari, come anche la stabilità sociale. Le altre unioni o forme di affettività non vi equivalgono perché intrinsecamente e naturalmente sterili e chiuse alla diversità, come del resto testimoniano le tendenze agli uteri in affitto o alle adozioni alle coppie gay.

Salvatore Bernocco

Nel Tempo e nello spazio di Dio

Abbastanza denso di impegni e appuntamenti il mese di Giugno soprattutto in vista della conclusione dell’anno pastorale, della Messa di Prima Comunione (26 Giugno) e della Verifica, prima fra tutti il Convegno pastorale del 16 e 20 a Molfetta dove i nostri del Consiglio Pastorale hanno partecipato attivamente.
Si sono tenuti gli incontri a tutti i livelli (Consiglio pastorale per esaminare il questionario inviato dal centro diocesano, riunione dei catechisti e della pastorale giovanile fu l’organizzazione dell’Oratorio estivo che avrà inizi nei primi di Luglio e poi gli incontri con i genitori dei fanciulli di 1° comunione). I momenti eucaristici poi, soprattutto quello del 1° Giovedì del Mese ha avuto una intenzione particolare per il Papa che ha celebrato il suo 60° sacerdozio. Il giorno 21 poi un particolare pensiero abbiamo avuto nella preghiera per il Vescovo Don Gino di cui ricorreva la sua festa onomastica.
Il ritiro spirituale per i fanciulli di 1° Comunione avvenne presso il Santuario di
Calentano e momenti di fraternità si svolsero presso la villa Jazzo de Cesare per i
catechisti parrocchiali.
Tutti ci predisponemmo alla conclusione del mese al S. Cuore e alla processione eucaristica dell’Ottavario.
Tutto si concluse il 1° Luglio, venerdì e festa del S. Cuore.

Luca