Alla scuola del Vangelo: piccoli e grandi


Miei Cari,
dopo un periodo di collaudato rodaggio ed essendomi sentito con i collaboratori ho annunciato la sera del 28 agosto scorso la nascita di un nuovo gruppo parrocchiale: quello degli “Amici della Parola”. Da tempo ormai -quindicinalmente- ci incontriamo infatti per approfondire argomenti presentati dai Vangeli e che arricchiscono non soltanto dal punto di vista culturale ma soprattutto spingono ad una reimpostazione del nostro cammino di fede.
Vorrei pertanto brevemente riandare alle motivazioni di fondo che ci hanno orientato a fare tale scelta partendo dal Vangelo di Giovanni che così afferma al capitolo 20, 30-31: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, Figlio di Dio”.
Il Vangelo è il cuore della vita cristiana.
È la buona novella.
Sta ad indicare il messaggio proclamato da Gesù e trasmesso da coloro che l’hanno conosciuto e frequentato. Sono testimonianze commoventi sulla vita, sulla condanna a morte e sulla risurrezione di Gesù. Non sono i Vangeli reportages ma testimonianze di fede.
Nessuno ha la pretesa di dire tutto su Gesù, ma trasmettono il modo in cui Cristo risuscitato sconvolge quelli che lo incontrano. Gli faceva compagnia nelle brevi passeggiate per i giardini vaticani, lungo i sentieri dei monti nelle brevi vacanze estive, nelle pause delle sue giornate laboriose.
Un giorno di ottobre del 1987 scese pellegrino al Santuario di Pompei e ricordò che davanti a quella dolcissima immagine amava sostare il medico santo Giuseppe Moscati, che soleva dire: “Ai piedi della Madonna mi sembra di diventare più piccolo, e Le dico le cose come sono”.
Il Papa commentava: “Vogliamo anche noi… aprire il nostro cuore alla Madonna e dirLe le cose come sono”. Il 25 ottobre 1987 il Papa apriva l’anno mariano e firmava la Lettera sul Rosario. Sono pagine appassionate di un uomo che tutta la sua vita consegnò alla Madonna.
Egli osserva che l’umile snodarsi delle avemarie si alterna a silenzi sapienzali, nei quali l’anima affonda lo sguardo nell’intimità di Dio e scopre il suo disegno salvifico, il volto del Figlio, la luce della redenzione.
Il rosario non si recita, ammoniva il beato Bartolo Longo. Papa Wojtyla lo ripeteva, lo sottolineava. Il rosario è meditazione, la ripetizione delle avemarie impone di passare dalla preghiera sussurrata alla preghiera meditata.
In semplicità. È semplice la struttura del rosario.
Il rosario, incalza papa Karol, è contemplazione. In effetti attraverso la preghiera alla Madonna e con l’alternarsi dei misteri si entra nel contatto con Dio, lo si ascolta, gli si parla, lo si contempla nella successione delle scene proposte di volta in volta.
In tutto questo meditare e contemplare, “le parole guidano l’immaginazione e l’animo a quel determinato episodio o momento della vita di Cristo”.
La vita di cristo, presentata mediante i diversi quadri visivi, fa del rosario il “vangelo dei poveri”, diceva Giovanni XXIII. È l’arma debole, ma un’arma che vince le potenze avverse.
Ogni mese è ricco di ricorrenze mariane. Maggio e ottobre sono quelli che la devozione popolare ha consacrato a Maria. In ottobre ci sono due giornate, il 7 e il 13, quest’ultima collegata alle apparizioni di Fatima.
L’approfondimento quindi del Vangelo è per incontrare Gesù ed entrare nell’intimità della sua Parola. Tale intensità si trasforma, libera da molte paure, tranquillizza, dinamizza, apre le vie della vita spirituale. Più si leggono i Vangeli e più si è sensibili alla Parola di Dio, più cresce il desiderio di approfondire e di rispondere con la propria vita a questo appello. Un grande padre della Chiesa diceva che il “premio della ricerca di Dio è la ricerca stessa”. Vivere secondo il Vangelo rende pienamente felici.
La nuova forma di accostarci al Vangelo aiuterà gli “Amici della Parola” a credere che ciò che viene vissuto nel testo evangelico può essere vissuto anche oggi, da ogni uomo, in qualsiasi cultura. Perché in fondo è esatto quanto afferma Théodore Monod: “Gesù ci dice una cosa unica che dovrebbe bastare a orientare tutta la nostra vita: Dio è amore”.
E per concludere con l’evangelistaGiovanni mi piace riportare quanto egli riferisce: “Questa è la vita eterna: conoscere Te, Padre, e Colui che hai mandato, il Cristo”.
Buon anno pastorale e buon cammino a tutti.

Cordialmente
Don Vincenzo

Cosa dicono sulla tomba del Beato Giovanni Paolo II?


Da 10 a 18 mila i pellegrini che ogni giorno visitavano la tomba di Giovanni Paolo II nelle Grotte Vaticane. Molte di più, ora che il Beato è sepolto nella Basilica di San Pietro. Quali pensieri esprimano le persone, nessuno può dirlo. Ma qualcuno ha letto i numerosi biglietti lasciati presso la tomba. A Isabella Lo Iacono, giornalista e docente, è stata offerta la possibilità di visionare gli oggetti, i messaggi, le lettere, le fotografie lasciate sulla tomba del Papa. La giornalista parla di uno straordinario fenomeno, che è poco definire devozionale, perché supera di molto il significato che in genere si dà a questo termine. La gente, infatti, cerca in Karol non tanto l’intercessore, quanto il confidente, colui col quale dialogare. Se vogliamo spiegare, diciamo che siamo tutti un po’ spaesati, credenti da una parte e miscredenti dall’altra. Ci riconosciamo nel dubbio, questo tarlo che insidia le certezze di chi guarda il cielo e indebolisce la disinvoltura di chi al cielo non solleva gli occhi. Nel dubbio e nell’affanno ci consegniamo a un uomo che è stato in tutto e per tutto uomo in mezzo agli uomini.
Karol ha voluto bussare alle case dei poveri e dei ricchi, al cuore dei cristiani e dei no cristiani. Oggi questa frastagliata umanità va da lui, gli restituisce la visita. È straordinario che i biglietti, le lettere lasciate sulla tomba riportino i propri recapiti, perfino il numero telefonico. Come se il Papa dovesse contattarli per una parola di conforto o per un consiglio su un problema.


D. V.

UN PARTITO DEI CATTOLICI?

Che la fase politica che stiamo attraversando sia delicata è cosa evidente. Che il governo italiano si stia dimostrando incapace di gestire una crisi economica di vasta portata è altresì evidente. Minato da scandali a sfondo sessuale, delegittimato da episodi di dubbissima moralità, il governo mostra la corda. La maggioranza fa fatica a trovare la quadra. A giorni alterni si sostiene che il governo Berlusconi non arriverà al 2013.
Molte le fronde interne, si pensi a quella capeggiata dall’ex ministro Scajola e da Pisanu. Il dissenso cresce sia all’interno del PDL che della Lega Nord. Anche a sinistra le cose non procedono come dovrebbero, cioè all’insegna dell’unità di intenti. Nel PD Veltroni fa opposizione a Bersani, Di Pietro sembra un giocatore di poker, fa partita a sé, mentre Vendola è impegnato a contendere il ruolo di candidato del centrosinistra a Bersani.
Insomma, il quadro della politica italiana non‘è idilliaco. Tutt’altro. Vi è una via di uscita dall’impasse? Alcuni pensano alla costituzione di un nuovo partito di cattolici, come se il cattolico abbia in sé, per grazia divina, qualità etiche e morali superiori. Così ovviamente non è. La storia della Repubblica italiana si è avvalsa dell’impegno di grandi figure del mondo cattolico, come De Gasperi, La Pira, Fanfani, Dossetti, Moro. Essi contribuirono alla costruzione dell’Italia democratica ed antifascista, ma non da soli. Da soli non si può nulla, anche qualora si fosse maggioranza. La Democrazia cristiana ha privilegiato la politica delle alleanze e della corresponsabilizzazione, e con Moro e Berlinguer si aprì una fase – prematuramente chiusa a seguito della uccisone di Moro – che andò sotto il nome di “solidarietà nazionale”. La D.C. non esiste più. Vani sono stati tutti i tentativi di riesumarla. Oggi, dopo gli appelli del cardinale Bagnasco, qualcuno pensa di dare alla luce un altro soggetto politico che raccolga i cattolici scontenti di destra e di sinistra, affinché si dia vita ad un partito di moderati equidistante tanto dal PDL quanto dal PD. A parte la considerazione che un terzo polo c’è (FLI,API, UDC), non vedo la ragione per cui i cattolici debbano coagularsi per affermare una diversità che, come ho già detto, mi sembra non sia nell’ordine dei fatti. Se si formasse un partito dei cattolici, si correrebbe il rischio di una radicalizzazione del confronto sulle questioni etiche, che invece richiede un approccio laico (non laicistico). Temo il travaso della religione nella politica, proprio perché si tratta di ambiti distinti e si muta in potere. Lo stesso Partito popolare italiano di Luigi Sturzo era aconfessionale. Il contributo dei cattolici alla vita politica delle comunità deve quindi, a mio avviso, essere autonomo e responsabile, né deve chiamare il causa la comunità dei credenti per le proprie autonome scelte e decisioni. Le crociate appartengono ad altri tempi. Oggi c’è bisogno di affermare i valori della famiglia, della vita, del lavoro, della solidarietà senza usare il linguaggio duro ed implacabile dei censori. Perché ci sono altre persone, uomini e donne, che hanno visioni diverse dalle nostre, e a nessuno è data la facoltà di conculcare la libertà degli altri per l’assurda pretesa di possedere tutta intera la verità. Lo Stato democratico è lo Stato di tutti, non di alcuni. La convivenza civile, la tolleranza, il rispetto delle altrui opinioni ne sono i cardini.

Salvatore Bernocco

Nel tempo e nello spazio di Dio

Non sono mancati incontri per puntualizzare meglio il programma pastorale dell’anno 2011-12, tenendo conto delle direttive e suggerimenti del nostro vescovo don Gino durante il Convegno Pastorale dove siamo stati introdotti dal vescovo di Foligno Mons. Gualtiero Sigismondi. Va annotata la crescente devozione a S. Pio da Pietrelcina, venerato nella nostra chiesa già da quando era “Servo di Dio”. Preparata da un triduo solenne e dalla veglia abbastanza partecipata del 22 settembre si è celebrata la festa con una partecipazione veramente eccezionale che si è conclusa con la messa pontificale presieduta dal nostro arcivescovo Mons. Girasoli, nunzio Apostolico. È seguita in Piazza Castello la festa esterna. Anche le Vincenziane e il coro della Gioventù Mariana si son dati appuntamento il giorno 27 per la festa di S. Vincenzo de Paoli. Durante la celebrazione il parroco ha presentato la figura del Santo come modello eccezionale di una Chiesa che andava alla deriva nel ‘500 e che salutarmente influenzò positivamente con il messaggio di carità ispirato e attuato da S. Vincenzo con la collaborazione di S. Luisa de Marillac. Anche il Gruppo Giovani si è messo a lavoro con varie iniziative e soprattutto per organizzare il lavoro formativo e una commedia che sarà recitata nel tempo natalizio. Si è riaperto poi dal primo Lunedì di settembre il Centro ascolto della Caritas parrocchiale e si pensa già a quanto sarà realizzato per il prossimo Avvento.
L’adorazione del primo Giovedì e quello della giornata del 22 sono stati i momenti più belli del mese che si è concluso con la prima lezione sui Vangeli per gli Amici della Parola. Tema: “il Dio che non c’è”.

Luca

Festa in onore di San Pio

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Programma:


“CAMMINARE INSIEME È DIFFICILE, MA È PIÙ BELLO”


Miei Cari,
credo sia opportuno, anzi provvidenziale, riandare al settembre di 25 anni or sono, quando iniziava la nuova esperienza che avremmo vissuta non più con la diocesi sorella di Bitonto ma con le Chiese di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi.
Il nuovo Pastore, il Servo di Dio don Tonino Bello nominato primo vescovo delle predette diocesi e poi (30 settembre ’82) Vescovo di Ruvo, avrebbe dato inizio all’unica diocesi di Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi.
Uno sguardo retrospettivo, circa la nuova realtà?
Certo, 25 anni sono pochi per vedere i risultati del camminare insieme e proprio don Tonino affermava che è necessario “essere insieme per camminare” quasi rispiegando quanto aveva affemato nella sua lettera pastorale “Camminare insieme” e il Cardinale Pellegrino. E ancor meglio puntualizzava: “Per me e per voi, sarà un’avventura splendida, un’avventura di comunione impareggiabile, non solo sul piano della sequela di Cristo che accomuna tuttele Chiese della terra, ma anche sul piano delle tabelle di marcia, dei ritmi di percorso e delle corsie preferenziali che caratterizzeranno il nostro camminare insieme. Aiutiamoci a non deludere il Signore che non delude mai nessuno”.
Certamente ve ne è tanto lavoro da fare ancora per promuovere la pace, rigenerare l’entusiasmo, stimolare le iniziative, accrescere l’impegno, tener desta l’attenzione al bisogno dei poveri, collegare le espressioni più significative del lavoro pastorale in modo che non ci sia chi tira a destra e chi tira a sinistra, chi accelera e chi frena.
Mi sono soffermato spesso durante questi 25 anni su queste piste che don Tonino indicava all’inizio del cammino insieme delle quattro ex diocesi.
Il lavoro è tanto. Tanto hanno operato in tal senso i vescovi che si son succeduti nell’impresa: da Mons. Negro al nostro don Gino. L’auspicio è che non abbiamo a scoraggiarci e anche noi, come comunità parrocchiale, ci apriamo a questo respiro diocesano per una Chiesa più aperta, più libera, più autentica anche se i limiti sono tanti e a farci arrestare il più delle volte.
Forse dobbiamo andare di più verso coloro che non si trovano con i nostri progetti e nelle nostre speranze cristiane, ma sperimentano come noi la fatica di essere uomini. Ad essi dovremo poter dire che la nostra Chiesa si farà più attenta ai loro bisogni e alle loro richieste di significato.
Saranno questi gli impegni e le piste che ci faranno lavorare con più entusiasmo e dare gioia ai pastori cui siamo stati affidati.

Cordialmente, Don Vincenzo

TORNIAMO AL PASSATO: SARÀ UN PROGRESSO

Grave ed urgente è stata definita dal Presidente dei Vescovi italiani, card. Bagnasco, la questione morale «non soltanto in politica ma in tutti gli altri ambiti del pubblico e del privato» (Gazzetta del 30 agosto). Per cui sono giustificate e condivisibili le sue esortazioni a quanti hanno responsabilità nella vita pubblica e nell’attività economica a proporre modelli culturali alternativi destinati a diventare dominanti e far cambiare gli stili di vita e ad invertire l’attuale tendenza al consumismo, all’edonismo e al lassismo che hanno prodotto quegli scandali assurdi che hanno riempito a distesa le cronache dei giornali e delle televisioni.
Invertire l’attuale tendenza significa porre al centro della vita gli ormai dimenticati valori del «dovere e del sacrificio». In verità Bagnasco non scopre nulla di nuovo; si tratta infatti di valori ampiamente collaudati già nel passato che sono stati alla base della crescita e dello sviluppo del nostro Paese a ridosso della seconda guerra mondiale. Chi appartiene alla generazione di quegli anni ricorderà che si lavorava di più, otto ore giornaliere ed oltre; in famiglia c’era chi cucinava e risparmiava sulla spesa; i figli non avevano la pretesa di trascorrere il sabato e la domenica nelle discoteche e nelle pizzerie fino alle ore piccole; la scuola era fatta di studio intenso e severo senza le pause delle vuote assemblee o le gite dispendiose quanto inutili. Si badava all’essenziale riconoscendo il sacrificio come un dovere, non come una imposizione. L’Italia di quegli anni è cresciuta per il coraggio degli imprenditori e per il senso di responsabilità dei lavoratori. Non è l’amarcord di un nostalgico del tempo che fu. Ma l’amara constatazione di un italiano di buon senso il quale si è riconosciuto nel pensiero del Presidente dei Vescovi e che, in un momento di crisi incalzante intende riscoprire l’importanza della «frugalità» come norma del proprio stile di vita. Occorre che ogni italiano scrupoloso e responsabile si decida a fare un passo indietro. Gli antichi dicevano che il miglior guadagno è il risparmio. C’è da eliminare il superfluo nelle famiglie, lo spreco nelle prebende e nel voluttuario nella pubblica amministrazione; c’è da recuperare l’entusiasmo produttivo scavando nei settori inesplorati; c’è da rimediare efficienza ed efficacia nel lavoro. Quanto ai giovani sarebbe opportuno che rinuncino al miraggio del posto fisso e che scommettano sul loro futuro orientandosi coraggiosamente nell’imprenditoria esplorando settori che abbiano prospettive di crescita: agricoltura, turismo, artigianato tipico, servizi alla persona, professionalità tecniche legate all’elettronica, alla meccanica, all’energetica, all’informatica alla domotica ecc… Per tutti, comunque, urge il ritorno all’osservanza di un rigoroso codice etico che abbia come ispirazione principale l’onestà.

Michele Giorgio

CAMPOSCUOLA 16 - 24 AGOSTO 2011 / Notizie

"Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare” (Madre Teresa di Calcutta): è stato questo lo spirito del Camposcuola 2011 che ha unito noi, gruppo giovani della Parrocchia “SS.Redentore”, per l’intera durata di questa magnifica esperienza.
Tutti, infatti, dal più piccolo al più grande, dal più pigro al più collaborativo, abbiamo contribuito alla buona riuscita dell’esperienza.
Dal 16 al 24 Agosto, il Villaggio Boncore (Torre Lapillo) ci ha visti protagonisti di svariate attività che ci hanno permesso di mettere le basi per la crescita di un gruppo i cui valori fondamentali sono il rispetto reciproco, la collaborazione, il confronto, la semplicità: il tutto all’insegna della preghiera e del divertimento. Svariati sono stati i momenti di riflessione che ci hanno accompagnato: la quotidiana recita delle lodi, la partecipazione alla messa domenicale e gli incontri di formazione tenuti dal nostro Parroco al fine di migliorare le nostre conoscenze del mondo della Parola. Le giornate sono state scandite dalle tante iniziative ricreative volte ad unire il gruppo attraverso il divertimento e la sana competizione: cruciverba, balli serali, karaoke, la caccia al tesoro e la gara di cucina sono solo una piccola parte dei giochi pomeridiani e serali svolti.
Grande partecipazione è stata mostrata da tutti noi anche nei momenti di aiuto in cucina: ogni giorno le squadre sono state impegnate ad apparecchiare, sparecchiare e rassettare la struttura, il tutto con allegria perché insieme è tutto più bello. Il Camposcuola è tanto ben riuscito anche grazie all’indispensabile presenza di Anna e Franco, Nicoletta e Biagio, Anita e Antonio (membri del “Gruppo Famiglia” della Parrocchia), Nicola e la signora Maria che si è occupata dei fornelli insieme all’immancabile Ninetta. Un ulteriore merito va al Parroco don Vincenzo, che permette ai giovani della Parrocchia di esprimere al meglio le loro doti e che, anche quest’anno, ha consentito la realizzazione del Camposcuola.
Tuttavia, questo è solo l’inizio di una lunga avventura che ci vedrà impegnati durante tutto l’anno in numerose attività fra le quali una rappresentazione teatrale e l’allestimento di un mercatino natalizio. L’elemento cardine è l’accoglienza; quindi aspettiamo l’arrivo di nuovi amici volenterosi a condividere la gioia di stare insieme nel nome del Signore!

il Gruppo Giovani “SS. Redentore”

Le giornate mondiali della Gioventù: “AMARE COME CRISTO”

Siate “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da San Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un “paradiso” senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un “inferno”: prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta”.
È un passo del Messaggio del Santo Padre per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, tenutasi a Madrid. I destinatari della missiva papale sono tutti i battezzati, non soltanto le giovani generazioni, che necessitano di orientamenti saldi per costruire su solide basi il proprio futuro. Un futuro che appare incerto e assai precario, molto più di quanto lo sia stato in epoche passate. La precarietà investe l’economia, la politica, i rapporti di lavoro, i valori, il senso stesso dell’esistenza. La precarietà, il senso di precarietà, rende mutevole e fragile ogni sentimento, per cui non vi sono più valori fondanti, ma solo valori temporaneamente accolti, “usa e getta”. Non vi sono piattaforme, ma paludi e sabbie mobili. Il cielo si è eclissato a favore della terra, della polvere. La stessa cosificazione delle persone, ridotte ad ingranaggi di meccanismi infernali, è un derivato della precarizzazione dei valori, meglio nota come relativismo etico. Il denaro, il sesso, il potere sono gli idoli di sempre che tornano alla ribalta con maggiore vigore, sostenuti dal desiderio dell’uomo di conseguire la felicità e mantenerla al di fuori di Dio e della Sua legge-non legge: l’amore. L’amore non è per i potenti un potere, ma il paravento dietro cui compiere misfatti e dare libero sfogo ai loro vizi. Nelle tenebre, ovviamente, ed anche alla luce del sole, dilagante com’è l’attenersi a modelli negativi assurti a modalità normali ed accettate di condotta. Esempi se ne potrebbero portare tanti, a partire da quelli offerti da alcuni noti politici italiani che, invece di governare ed essere esempio di sobrietà e virtù, corrono dietro alle gonnelle e sono ricattabili. Una vergogna assoluta. I giovani sono la speranza del domani. Ma occorre che si forgino alla Verità che salva attraverso modalità di vita interiore che rifuggano da facili scorciatoie spiritualistiche. Oggi essere credenti implica un lavoro su di sé che è di triplice natura: culturale, psicologico e spirituale.
Queste tre dimensioni vanno armonizzate e fatte fermentare insieme. È compito della Chiesa e dei pastori educarsi per educare. Non è più sufficiente offrire un Cristo smunto ed un cristianesimo consolatorio. Non lo è mai stato.
È il tempo di dare una svolta significativa di senso e di credibilità attraverso l’esempio e lo studio.
Questa nostra società non si salverà, le nostre comunità saranno ricettacoli di egoismi sempre più radicati e di lotte fratricide se se non si giungerà alla comprensione che il potere più forte al mondo è l’amore alla maniera del Cristo. Giovani della 2a Comunità Neo-Catecumenale della Parrocchia, partecipanti alle giornate mondiali della Gioventù.


Salvatore Bernocco

Nel tempo e nello spazio di Dio

Luglio e Agosto: due mesi altrettanto colmi di impegni a livello spirituale e comunitario.
D’altronde non è lecito apporre il cartello “Chiuso per ferie” sulle porte della parrocchia.
E tra i vari momenti vi fu l’adorazione eucaristica animata dai vari gruppi, nel primo giovedì per i 60 anni di sacerdozio del Papa e il 23 ricordando P.Pio. Momenti liturgici particolari furono quelli per la festa di S. Maria Goretti e per S. Anna venerata in parrocchia, cui seguì la festa esterna come ogni anno. Anche per l’Assunta ci ritrovammo in preghiera e per la festa di S. Rocco. Gli amici e devoti si impegnarono per il triduo e la solenne processione di S. Rocco il giorno 16. Preparato poi nei minimi dettagli da Vincenzo, Rita e Angelica il riuscitissimo Campo Scuola a Boncore di Nardò che ebbe inizio dal 16 al 24 agosto. 41 i partecipanti. Volendo poi ricordare il 28 agosto dell’83, data di inizio del cammino fatto insieme col parroco don Vincenzo ci riunimmo intorno a lui nell’Eucarestia, per un momento di verifica e per introdurci ormai nel nuovo anno pastorale. Una bella notizia dopo 2 anni di esperienza il parroco ha annunziato la nascita di un nuovo gruppo parrocchiale: gli “Amici della PAROLA”.
Sono quelle persone che ogni quindici giorni si riuniranno per l’approfondimento di determinati settori del Vangelo, il venerdì a ricominciare dal giorno 30 settembre.
Si è in ultimo tenuta un’Assemblea straordinaria per i confratelli di S. Rocco per approvare diversi punti all’ordine del giorno.

Luca