CHE FAMIGLIA... SE I GENITORI OBBEDISSERO

Allora, sinonimi delle felicità piena non sono il piacere e la gratificazione, l’appagamento e la soddisfazione, la contentezza e la spensieratezza (come propone un qualsiasi dizionario, compreso quello elettronico!), quanto piuttosto il dono e la rinuncia di sé, a qualunque costo, in qualsiasi circostanza, solo per il bene dell’altro: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita”(Gv 15,13).
L’obbedienza va incarnata e vissuta nella quotidianità, il luogo dove ogni membro dovrebbe imparare a “dare la vita” nelle piccole cose, nei gesti, nelle parole e a “dare alla luce” il bello e il bene pensato da Dio per chi ci ha messo accanto, nelle semplici scelte di tutti i giorni. Sulla scia del prossimo incontro mondiale di Milano su Famiglia, lavoro e festa, potremmo chiederci: come, concretamente, la nostra famiglia riesce a riempire di festa la ferialità, il lavoro, gli impegni e a vivere la festa come “occasione” propizia e come giorno del Signore?
Attraverso il nostro stile di vita, quali valori trasmettiamo ai nostri figli?
Oggi, molte famiglie sperimento il sovraccaricarsi degli impegni, risentono della precarietà economica e lavorativa, guardano con sfiducia al futuro, fino a rendere più difficile e a perdere il gusto dello stare insieme.
Personalmente, penso che la festa nasca dalla presenza unica e gratuita dell’altro, nella gratitudine e nello stupore di averlo accanto, qualsiasi sia la condizione in cui ci si trova. La festa è quel tempo in cui, almeno apparentemente, non c’è nulla da produrre o da realizzare, se non l’intessere relazioni significative che nutrano di sé e che accolgano l’altro, così, semplicemente, felici di esserci.
Oggi, per una famiglia, darsi del tempo non è facile, così come non lo è salvaguardarlo dalle mille insidie esterne o anche solo custodire e difendere la domenica, come tempo sacro, ricco di valore, di Presenza.
Credo che si debba ripartire da qui, perché è dal santificare la festa, attraverso l’ascolto della Parola, il nutrirsi di Cristo e della comunione fraterna, che ha origine l’autentica difesa della gioia e della vita, che si scopre il senso più profondo delle ripetitive azioni di ogni giorno, che si trova il coraggio di superare le più dure difficoltà e la forza per vivere l’amore come rinuncia di sé e apertura all’altro: tutto diventa tempo sacro perché abitato da un ascolto obbediente del comando del Signore.
Una domenica così la si sceglie se si è convinti che il primo compito di un genitore è quello di trasmettere valori alti, di aiutare i propri figli a scoprire la loro vocazione di consegnare loro ciò che è duraturo, ciò che rimane, ciò che “né tignuola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano” (Mt 6,21), più che accumulare per loro tanti beni o ambizioni effimere. In molte case si issano inferriate e porte blindate, si posizionano allarmi per difendersi da possibili furti senza accorgersi che lasciamo che tesori momentanei ci rubino il bene più prezioso: il cuore (cf Mt 6,21), gli affetti, il tempo, la possibilità di stare insieme.
Va dove ti porta il cuore. Quante volte, questa espressione male intesa, finisce con il portare papà e mamme su strade non vere, pericolose, dove non esiste più alcuna segnaletica e dove, in nome della propria libertà, si relega in un remoto angolino la responsabilità nei confronti dell’altro.
La passione del “cuore”, a volte, può allontanare dalla verità, dal partner, dai figli.
Di fronte a papà e mamme eccessivamente presi dai propri impegni, persi dietro i propri hobby o la propria immagine, interessati ad altre relazioni, sono soprattutto i bambini a soffrirne, tanto da arrivare a gridare il loro disagio nei modi più diversi.
È allora che nella famiglia finisce la festa.
Parafrasando una frase di Benedetto XVI, potremmo dire che ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono genitori che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile ai loro figli... Soltanto attraverso uomini e donne, genitori toccati ed illuminati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini. E solo allora sarà di nuovo festa!

Marina Berardi