MAMMA E PAPA’ FATE IL POSSIBILE, NON SEPARATEVI

Quante circostanze abbiamo vissuto e ognuno di noi, certamente, in modo tutto particolare e diverso, a volte con manifestazioni evidenti, altre volte soffocando tutto dentro. I grandi sanno veramente che cosa passa nel cuore di un figlio in questi momenti? Se ne accorgono davvero oppure si fermano semplicemente a facili e retoriche commiserazioni? In quei momenti quanto avremmo voluto che fossero i nostri genitori, per primi a spiegarci cosa stava capitando, a darcene una ragione. Ma forse neanche per loro era ed è facile, così presi dalle loro tensioni, dalle loro sofferenze, dallo scaricarsi l’un sull’altro le colpe e le responsabilità. E noi in mezzo. Lo sappiamo quanto abbiamo patito, soprattutto quando ad un certo punto papà e mamma sono giunti alla rottura e alla decisione della separazione: un dramma per loro certo, che hanno visto crollare i progetti fatti; ma un dramma anche per noi, che abbiamo sentito l’impotenza di fronte a questa scelta.
Quante volte abbiamo pregato da piccoli o da grandi, che non accadesse l’irreparabile, che la nostra famiglia rimanesse unita, che i problemi fossero
superati… e quanto siamo rimasti delusi e smarriti per non essere stati motivo sufficiente per evitare la separazione! c’eravamo noi, perché dividersi? e allora, la domanda tremenda: chi siamo noi per voi? chi siamo noi ora? Perché il Signore ha
permesso questo? Fa male ritornare su questi interrogativi, ma non si possono dimenticare: c’è in gioco la nostra identità, il nostro passato e il nostro presente e il nostro futuro. Le risposte vanno trovate. Non possiamo mai dimenticare di essere stati generati da un uomo e da una donna e di essere amati da entrambi: noi siamo il frutto dell’unione di due persone e questo ci rimarrà sempre dentro, nel profondo di noi; anche quando siamo tentati di schierarci da una parte o dall’altra
anche quando ci viene da odiare uno di loro, anche quando siamo abbandonati da uno di loro. Viene sempre il momento in cui emerge in noi il bisogno o il desiderio di quella parte di padre o di madre che siamo noi e che non potrà mai essere cancellata,
soppressa: vorrebbe dire eliminare una parte di noi stessi. È naturale, in certi momenti, propendere verso il genitore più debole o sofferente, sostenerlo col nostro affetto, volere la sua ripresa. Ma è giusto riconoscere che in queste situazioni entrambi i genitori stanno male. Anche se in modo diverso, entrambi hanno bisogno del nostro affetto, come noi di loro. Spesso si sente dire che un coniuge separato non smette comunque di essere genitore; ma, a maggior ragione un figlio non smette mai di essere figlio e di esserlo nei confronti di entrambi genitori: anche a loro mancherebbe una parte di se stessi senza i propri figli.
È proprio l’immagine dei nostri genitori che con la separazione può andare in crisi. Quando i nostri genitori hanno vissuto certe situazioni o assunto certi atteggiamenti, a volte non ci sembravano neanche più loro, non li riconoscevamo più: la loro reazione magari ci è sembrata spropositata e ci ha sorpreso... forse proprio nei momenti più critici della loro vita, noi siamo costretti ad accorgerci che sono
si i nostri genitori, ma sono anche uomini e donne con una loro personalità e autonomia, con un loro passato e dei loro progetti, con i loro limiti, le loro debolezze, i loro sbagli.
Più degli altri figli, che crescendo gradualmente acquisiscono una giusta vicinanza e una giusta distanza dai genitori, noi abbiamo dovuto conquistare questa maturazione a seguito di strappi dolorosi e tramite cammini faticosi: ma anche questo fa necessariamente parte della nostra vita di figli, che comunque continua anche dopo la divisione dei genitori. Quanto ci brucia davanti ai compagni riconoscere di essere figli di separati o divorziati. Ma anche questa fatica fa parte del cammino di rielaborazione del proprio futuro. Da soli è difficile accettare tutto questo. A volte vorremmo anche solo sfogarci con qualcuno, ma non è facile trovare le persone giuste. Tra i parenti, c’è chi ti sa capire e consigliare bene, ma altri sono troppo chiusi o schierati, e rischiano di riversare su di noi le loro rabbie e i loro dispiaceri. A volte vorremmo confrontarci, vedere le cose dal nostro punto di vista, o da un punto di vista più neutro, oggettivo e sereno, magari uscendo dalla cerchia dei nostri familiari.
Cerchiamo persone che con molto amore e sapienza ci aiutino in questo percorso di rielaborazione del tutto.
Un altro problema sorge con il nuovo compagno, o la nuova compagna di papà e mamma. Ci appare come un’ulteriore diminuzione di quell’affetto, come un altro allontanamento o abbandono nei nostri confronti. Ci fa male soprattutto, sentire parlare male del genitore assente. È faticoso crescere con queste premesse. Se vissuta bene, questa fatica, ci può dare una forte capacità di discernimento e di orientamento, degli anticorpi più resistenti di fronte ai problemi inevitabili, che la vita ci pone di fronte.
Sorgono comunque degli interrogativi, determinati dalla paura che si insinua nella nostra vita, quando dovremmo organizzare le nostre storie d’amore. Mi posso fidare dell’amore della persona di cui mi innamoro? E se mi abbandona anche lei? Posso pensare a un mio matrimonio felice o non come quello dei miei genitori?
L’esperienza vissuta nelle nostre famiglie ha messo in discussione proprio i punti più intimi e delicati del nostro spirito, ma insieme ci costringe a far appello alle energie nascoste che sono in noi che nonostante tutto ci aiutano a credere in qualcosa, ad affidarci a qualcuno, a donarci interamente a lui. Non è difficile intravedere qui lo spazio e il valore della fede e dell’amore. Dio non ci abbandona mai.
Lui ci permette di far scaturire dal nostro spirito delle energie meravigliose che ci permettono di avere fiducia ancora nella vita e ad avere il coraggio di spenderla
nell’amore.