“UNA FEDE CHE CAMBIA LA VITA”

Lettera pastorale per l’anno 2012 – 2013 del Vescovo Mons. Martella

“Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”. Queste parole di Gesù si trovano in Luca 18,8. Sono parole attuali, nel senso che oggi la fede sembra essersi eclissata, estinta o ridotta ad un feticcio. Già adesso potremmo porci la stessa domanda. C’è fede sulla terra? C’è fede fra i credenti in Cristo? Ovviamente ci sono persone che hanno fede e che la conservano praticando l’amore, il comandamento nuovo che include in sé tutti gli altri. Chi ama e rinuncia alle molteplici forme dell’egoismo viene da Dio; chi non ama non viene da Dio. Come scrive Padre Davide Abellon, teologo domenicano, “viene da ricordare quanto Benedetto XVI ha detto ai giornalisti mentre si recava a Fatima nel 2010: “Quando si parla di credenti si dà per presupposto che ci sia la fede, ma spesso questa non c’è”. Se per fede s’intende sapere che Dio c’è, ebbene questa fede ce l’hanno anche i demoni. Aver fede invece significa orientare la propria vita a Dio e obbedire a Dio”. Ci sono quindi cattolici e credenti che vivono una fede finta, che la simulano. A che pro? Per quale vantaggio? Per una manifestazione esteriore di pietà? Perché presenziare alle processioni dà un’immagine pubblica di noi che possiamo sfruttare per finalità di prestigio personale? Per apparire come amavano apparire scribi e farisei? Mons. Luigi Martella, in occasione della prossima apertura dell’anno dedicato alla fede, indetto da Bendetto XVI con la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio dal titolo Porta Fidei, ha dato alle stampe la Lettera pastorale intitolata “Una fede che cambia la vita”. Il titolo del testo è apprezzabile e rende l’idea di quale sia l’intento del nostro Vescovo, cioè quello di far sì che vita e fede si intreccino, che il credente viva di fede e per la fede, che mai può prescindere dall’amore. Già nella Gaudium et Spes, uno dei documenti del Concilio Vaticano II, si legge: “Il distacco, che si constata in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo”. Occorre quindi annullare il distacco tra fede e vita, tra vita pubblica e vita privata. Quanti scandali sono commessi da chi si dice e si mostra credente! Il furto sistematico dei soldi pubblici ne è un esempio eclatante. La controtestimonianza, quando proviene da chi si professa cattolico, è una minaccia alla Chiesa ed alla credibilità del messaggio evangelico. Ciò implica che si imposti la propria vita secondo principi di fede viva. Pregare di più e meglio, dialogare con Dio, accostarsi ai sacramenti della riconciliazione e della comunione, tenersi lontani da scelte di vita contrari alla morale cristiana, sono essenziali alla vita dello spirito. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica “soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa”.

Salvatore Bernocco