La riqualificazione di Piazza Castello

Prendiamo le mosse dal comunicato stampa del Comune di Ruvo di Puglia sulla riqualificazione di Largo Castello, il quale sarà possibile “grazie a un finanziamento di 2.006.900 euro nell’ambito del PO FESR 2007-2013, Azione 7.1.1, ottenuto dal Comune per un progetto che prevede anche la riqualificazione di piazza Cavallotti e dell’imbocco di Via Cotugno. Il progetto integrato di rigenerazione urbana predisposto dal Comune ha per obiettivo la riqualificazione di parti significative della città, la valorizzare del patrimonio storico e archeologico, il miglioramento della qualità urbana e l’incremento dell’offerta turistica, puntando anche sul contenimento del traffico carrabile e sul potenziamento della mobilità lenta, al fine di consentire una migliore fruibilità e degli spazi pubblici”. Questo, fra l’altro, si legge nel comunicato. Seguono le dichiarazioni di sindaco ed assessore al ramo, che parlano di “traguardo significativo”, di “progetto strategico”, di rilancio del turismo, etc. Staremo a vedere, sebbene sia arduo immaginare che lo sviluppo economico di un paese possa passare attraverso la riqualificazione urbana di una piazza. Non ne scorgiamo il nesso, forse per nostra cecità. Invece era logico attendersi lo squillar di trombe della politica locale (“squillar s’ode da lunge un suon di trombe,/un dare a l’arme ed un gridar di genti/tal, che ne tuona e ne rimugghia il cielo”, da L’Eneide di Virgilio), che, avendo dato segnali laschi in questi anni, cerca affannosamente di riacquistare il consenso dell’elettorato e di far dimenticare che pendono sulla nostra comunità cittadina tanto la questione del debito gigantesco quanto quella degli avvisi di garanzia. Non si dimentichi che la bassa percentuale di partecipanti al voto per il rinnovo del Parlamento europeo, se ha suscitato le grida di giubilo dei vincitori, sono e restano, per chi sia intellettualmente onesto e non fazioso, un segnale allarmante di crescente disaffezione della gente dalla politica. A nostro modesto avviso, la riqualificazione, che va fatta, non deve tramutarsi in uno stravolgimento totale dei luoghi coinvolti dai lavori. In secondo luogo, forse sarebbe stato opportuno mettere a confronto più soluzioni tecniche, promuovere un concorso di idee per poi optare per la soluzione maggiormente condivisa. Qualcuno parla di tempi ristretti. Se così fosse, non si comprende la ragione per cui non ci si sia mossi per tempo. La fretta, com’è noto, fa i figli ciechi e potrebbe indurre qualcuno a prendere decisioni errate, a dare il placet a progetti che potrebbero risolversi in uno sperpero di denaro pubblico. In tempi di vacche magre come quelli che viviamo, sarebbe un vero e proprio reato.

Filoteo