MARIA PONTE DI GRAZIA

Abbiamo vissuto il Avvento, tempo mariano per eccellenza e che continua a essere, nei secoli, oggetto della devozione più fortemente radicata nella tradizione cattolica, condivisa da donne e uomini, da ricchi e poveri, da ogni tipo di credente. Maria viene percepita come il tramite più sicuro per Gesù, come la figura più vicina agli esseri umani, e quindi più capace di comprenderne pene e debolezze. Proprio per questo ogni località italiana, e non solo italiana, ha la «Sua» Madonna e la invoca - in genere in un santuario costruito nel territorio - con una denominazione specifica a cui sono particolarmente legati gli abitanti del luogo. Certo, ci sono anche devozioni che superano la dimensione locale, come la Madonna di Pompei, che conta fedeli in tutta Italia, per non parlare poi della Madonna di Lourdes. Personalmente, tra le realtà locali, ce n’è una che mi ha molto colpita: si trova nella diocesi di Arezzo ed è un piccolo santuario intitolato alla Madonna del buio, costruito su una grotta. Le devozioni mariane locali e quelle universali si possono intrecciare e sovrapporre tra loro senza problema, senza competizione, ma con la certezza che Maria saprà riconoscere, tra tante denominazioni, i suoi devoti. Ma forse non tutti sanno che Maria è invocata anche da credenti di altre tradizioni religiose. E che, anzi, in certe circostanze costituisce addirittura un collante, un punto di incontro tra cristiani e credenti di religioni diverse. Lo avevano scoperto per primi, nel XVI secolo, dei naviganti che erano sbarcati, per caso, a Lampedusa: colà avevano visitato una grotta dedicata a Maria, dove si trovavano un altare e una statua della Madonna a cui si rivolgevano per protezione marinai, pescatori, corsari, come provavano le monete offerte, che non erano solo coniate da regni cristiani, ma erano anche moresche e turchesche. Accanto all’altare, poi, si era fatto seppellire un marabutto - cioè un sant’uomo islamico -, a sua volta, probabilmente, venerato anche dai cristiani. Nella grotta erano sempre rinnovate provviste di cibo e acqua per gli schiavi fuggitivi, che riparavano lì e aspettavano poi che attraccasse una nave del loro Paese per tornare a casa. Una sorta di assicurazione valida per tutti, garantita da Maria. Anche oggi esistono luoghi simili: ad Algeri, sulla collina che domina la città, nel grande santuario dedicato a Notre-Dame d’Afrique, vanno a pregare pure le donne musulmane, come ricorda la scritta che circonda la statua della Madre di Dio. Ma la storia più bella è quella del santuario mariano - anch’esso eretto davanti a una grotta - di Nostra Signora di Lourdes a Nyaung Lay Bin, in Myanmar: fu fondato nel 1917 da un missionario francese che aveva dato origine a una piccola comunità cattolica (i cattolici nel Paese sono oggi circa il 5 per cento della popolazione). Al pellegrinaggio annuale al santuario, che si svolge in occasione della festa della Madonna di Lourdes, si recano, insieme, indù e buddisti, musulmani e cristiani, protestanti e cattolici. È una folla imponente, di 30 o 40 mila persone che ripongono la loro fiducia nella capacità della Madre di Gesù di dar sollievo alle pene. E questo accade anche se, da qualche anno, il Myanmar è insanguinato da conflitti religiosi che vedono opporsi soprattutto buddisti e musulmani, a causa dei quali oltre duecento persone sono morte e circa 200 mila sono dovute fuggire. Sono rare, quindi, le occasioni pacifiche di incontro e di fratellanza interreligiosa come quella offerta dal santuario mariano. I fedeli, che vengono anche da molto lontano, passano la notte sotto tende di fortuna nel vasto giardino del santuario, e mentre pregano o partecipano alle Messe che si susseguono, nei diversi dialetti, nella grotta, sperano che il conflitto tra di loro - attizzato da opposte correnti politiche - finisca e che ognuno possa tornare a vivere nella propria casa, in pace.

 Lucetta Scaraffia


CONOSCERE I NEMICI
- L’ALTRO (diverso da me)
- L’AVVERSARIO (chi mi è contrario)
- LO SCOCCIATORE (chi mi irrita)
- IL FURBO (doppio gioco)
- IL PERSECUTORE (chi mi fa il male)

 NON ACCETTARE COME DEFINITIVA LA SITUAZIONE DI INIMICIZIA
 - A 300 metri il nemico è bersaglio
- A 3 metri è un uomo
- Vicino alla Croce è un fratello di sangue (il Sangue di Cristo!...)