L'ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA

Il Giubileo straordinario della misericordia è stato indetto da papa Francesco per mezzo della bolla pontificia Misericordiae Vultus. Precedentemente annunciato dallo stesso Pontefice il 13 marzo 2015, avrà inizio l’8 dicembre 2015 per concludersi il 20 novembre 2016. Il Papa ha dichiarato che il giubileo, ricorrente nel cinquantesimo della fine del Concilio Vaticano II, sarà dedicato alla Misericordia. L’annuncio del Santo Padre nel corso di una funzione religiosa: « Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della Misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, domenica di Nostro Signore Gesù Cristo, re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre. Affido l’organizzazione di questo Giubileo al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare a ogni persona il vangelo della Misericordia ». Ma che cosa si intende per misericordia? Andiamo all’etimo. Il termine deriva dal latino misericordia, derivato dall’aggettivo misericors, composto dal tema di miserere, aver pietà, e cor, cuore. La persona misericordiosa è quindi la persona che ha un cuore che ha pietà. Pietà di chi? Dei fratelli e delle sorelle che ogni giorno incontriamo, con i quali ci rapportiamo, con i quali abbiamo rapporti familiari, amicali, di lavoro. Essere misericordiosi vuol dire, in sintesi, avere un cuore buono che vuole il bene altrui, un cuore simile a quello del Cristo, mite ed umile di cuore, dal quale dobbiamo apprendere come comportarci per essere degni figli del Padre che ama tutti e che desidera la salvezza di tutti, cioè che il peccatore si converta e torni a Lui, fonte e fine dellavita. Ci sono tanti fratelli e sorelle che vivono situazioni difficili determinate da stili e condotte di vita lontani dal messaggio evangelico. Si tratta in genere di uomini e donne che hanno riposto il loro tesoro nelle cose materiali e che sono diventate insensibili al richiamo ed al fascino della Parola di Dio. Si tratta di persone che hanno posto il senso della vita nel successo, nel denaro, nei piaceri mondani, e che non si occupano affatto di Dio. Costoro vivono le festività religiose come occasione per divertirsi, non per far festa nello Spirito che, se accolto, dona quella pace interiore che è solo dono di Dio e di una coscienza netta. La misericordia è il cuore delle beatitudini evangeliche, è il substrato dell’umiltà, è vivere nel proprio cuore le disgrazie altrui come se ci appartenessero, per cui ad essa si collega l’esigenza della carità, di pregare per la conversione dei peccatori, di fare quanto è nelle nostre possibilità per arrecare sollievo a chi soffre a causa delle strutture di peccato che sembrano dominare questo tempo. La misericordia dovrebbe indurre i ricchi a prestare attenzione concreta a chi non ha nulla, il credente ad una adesione più convinta al Vangelo, scoprendo in esso quel tesoro di grazia e di pace che nessuno può portargli via. La misericordia è fare digiuno di tante cose inutili e superflue che ci sottraggono tempo prezioso per cose più utili, quali la preghiera, l’adorazione interiore, la meditazione, il silenzio, pratiche che consentono all’uomo spirituale di crescere ed evolversi. È quindi sempre tempo di conversione, di mutare rotta per dirigersi all’interno del tempio di Dio, dove fermarsi per stare alla sua paterna presenza. Ciascuno di noi è tempio di Dio, dimora dello Spirito Santo, al quale dovremmo più spesso rivolgerci con la certezza di fede di ottenerlo: «Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà alposto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11, 9-13). Cosa chiediamo noi? Chiediamo lo Spirito Santo o di vincere al lotto, ad esempio? Siamo coscienti che le nostre vite dipendono dalla presenza efficace dello Spirito oppure ci diamo a pratiche più o meno esoteriche che nulla hanno a che fare con il Vangelo e che, alla fine, ci lasciano più vuoti di prima? L’Anno giubilare sia dunque occasione propizia per rimuginare la Parola di Dio, interpretandola e vivendola alla luce della nobile virtù della misericordia.

Salvatore Bernocco