IL BALLOTTAGGIO A RUVO: CHIECO O PAPARELLA?

L’esito delle amministrative di domenica 5 giugno non è stato definitivo, nessuno dei candidati in lizza per la carica di sindaco ha raggiunto il 50% più uno dei voti validamente espressi, come del resto era ampiamente prevedibile visto il numero abnorme di candidati sindaco (otto). Si tornerà quindi il 19 giugno prossimo al ballottaggio fra i due maggiori suffragati, l’avv. Ninni Chieco (4.937 voti pari al 34,67%) e il rag. Antonello Paparella (4.037 voti pari al 28,35%). Terza classificata l’avv. Mariatiziana Rutigliani, che ha conseguito 1.804 voti. Un altro dato interessante e preoccupante è dato dall’astensionismo: ben 7.000 ruvesi non si sono recati ai seggi, manifestando la loro distanza dai partiti e dalla miriade di liste civiche(piene di “riempitivi”) che, a mio avviso, rappresentano il fallimento dei partiti tradizionali nonché l’emersione di un esasperato individualismo. È evidente che c’è un’accentuata sfiducia nella capacità dei politici ruvesi di rilanciare una comunità che da diversi anni è in coma vigile, alle prese con un debito pubblico di vaste dimensioni e con un apparato amministrativo quasi fermo a causa delle indagini della magistratura. Ora si apre il secondo tempo di una partita a scacchi. Il ballottaggio, di solito, fa storia a sé. Quanto si è verificato al primo turno potrebbe essere capovolto, a condizione che il centrodestra si ricompatti in modo serio ed affidabile intorno ad Antonello Paparella. Ciò comporta un lavoro di cesello che non so se si sarà nelle condizioni di poter concludere positivamente. Se ciò non dovesse accadere per il prevalere di antagonismi vecchi e nuovi, ci ritroveremo con un’amministrazione di centrosinistra e con un Consiglio Comunale del quale faranno parte persone di tutto rispetto, ma provenienti dal passato, da un passato piuttosto burrascoso e segnato da profonde fratture. Il limite del centrodestra locale resta quello di non aver saputo trovare la cosiddetta quadratura del cerchio ab origine, laddove il limite del centrosinistra consiste nel l’aver dovuto ricorrere a nomi che avevano preso le distanze dalla politica. Se osserviamo bene gli scenari futuri, potremmo concludere che l’auspicato rinnovamento della classe politica non c’è stato o è stato assai marginale. Se questo sia un bene per la nostra comunità, non spetta a me dirlo, saranno i fatti a parlare in modo eloquente. Comunque si concludano queste amministrative, il mio auspicio è che si possa tornare ad una condizione di normalità, perché il paese ha bisogno di essere amministrato con oculatezza e senza scossoni, con lungimiranza e maggiore competenza e capacità decisionali. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che il nuovo sindaco si circondi di assessori esperti e che conoscano bene le problematiche locali. Non credo che Ruvo sia sprovvista di uomini e donne privi di conoscenza, di intelligenza, di capacità amministrative. L’idea secondo cui gli amministratori debbano essere “esterni”, cioè estranei al territorio, non mi appassiona molto. Sarebbe la cartina di tornasole che, in realtà, si nutre particolare sfiducia nelle possibilità dei ruvesi di governare il proprio territorio. Suonerebbe, inoltre, come una sorta di “commissariamento” nonché la sconfessione dell’operato di tutti gli assessori uscenti. Tuttavia, formuliamo sin da ora i nostri sinceri auguri a coloro che rappresenteranno la comunità ruvese nei prossimi cinque anni, chiedendo loro di mettere ai primi posti dell’agenda di governo i bisogni degli emarginati, di chi ha bisogno di assistenza e cura. Salvatore Bernocco