VALORIZZIAMO IL NOSTRO TEMPO

Miei Cari,
anche in questo arco di tempo non voglio farvi mancare la mia parola. Siamo una piccola Comunità e lo scambio, un pensiero possono lenire le nostre sofferenze, rafforzarci nella speranza, guardare in alto, al di là delle cose e del tempo. E a riguardo del “Tempo” vi partecipo alcune riflessioni che ho tratto da alcune mie letture. “ Non ho tempo….. Vediamo, se mi avanza il tempo”; quante volte frasi di questo tipo segnano i nostri rapporti con le persone! E spesso anche il dialogo con il Signore e perfino i conti con noi stessi: e così ci accusiamo, o siamo rimproverati, di trascurare il sonno, la distensione, un momento di svago con gli amici….. E finiamo per rimandare sempre: a domani, al fine settimana, alle ferie, al tempo della pensione, al ….. paradiso. Uno scrittore contemporaneo scrive che, secondo alcuni psicologi, un segno della maturità personale è invece la capacità di valorizzare il tempo che ci è dato, imparando progressivamente a diventarne “signori” e non rimanerne schiavi. Come cristiani, potremmo aggiungere: tentando di assomigliare a Colui che è il Signore del tempo e della storia, dinanzi al quale “mille anni sono come un giorno solo”. Pure l’orologio e l’agenda dunque hanno a che fare con la spiritualità; non solo nel senso di mettere ordine tra “le cose di qusto mondo” perché non rubino il posto a Chi deve avere il primo posto, ma per tentare di dare un significato più ricco e un valore più pieno alle mille attività e impegni di ogni giornata. Tutto ciò entra nel rapporto con Dio e indubbiamente può trovare un significato diverso se è vissuto nella spiritualità. E cioè: se considero queste cose dentro un progetto, che va costruendosi anche attraverso la fatica e l’impegno; se colgo il loro valore nella volontà d’amore del Padre; se le penso da vivere non solo per me, ma con e per gli altri. La Madonna, tra i tanti esempi della sua vita, ci mostra anche il valore di ogni giorno vissuto con semplicità, con e per il Signore: “Donna feriale” la chiama amabilmente il nostro compianto Don Tonino. Ad insegnarci un amore a Dio e un’attenzione alla preghiera per tutte le stagioni dell’esistenza. Soprattutto in questi giorni mentre stiamo per celebrare la festa delle apparizioni a Lourdes.
Cordialmente in Maria, don Vincenzo

Papa Francesco e la Madonna

Perché ha scelto tre tematiche mariane per le prossime tre Giornate mondiali della gioventù che condurranno alle Gmg di Panama?
«I temi mariani per le prossime tre Giornate mondiali non li ho scelti io! Dall’America Latina hanno chiesto questo: una forte presenza mariana. È vero che l’America Latina è molto mariana, e a me è sembrata una cosa molto buona. Non ho avuto altre proposte, e io ero contento così. Ma la Madonna vera! Non la Madonna capo di un ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa dicendo: “Figli miei, fate questo e poi il giorno dopo fate quest’altro”. No, non questa. La Madonna vera è quella che genera Gesù nel nostro cuore, che è Madre. Questa moda della Madonna superstar come una protagonista che mette se stessa al centro, non è cattolica».

11 FEBBRAIO: GIORNATA DEL MALATO

PENSIERI DEL MAI DIMENTICATO DON TONINO

Carissimi fratelli ammalati, oggi il mondo corre sui binari dell’efficienza: produrre, produrre, produrre. Scivola sulle strade a scorrimento veloce del produttivismo: se non produci, a che servi?… E allora che cosa siamo noi ammalati: mendicanti in cerca di pietà? Poveri in cerca di surrogati di speranza? A questo punto vorrei far esplodere fortissimo il mio “NO!”. No, non è così. Vedete, Avviso sAcro conferenza Episcopale italiana Ufficio Nazionale per la pastorale della salute vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti) il mondo si scompenserebbe. E’ come se venisse a mancare l’ossigeno nell’aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell’Universo verso il traguardo del Regno. In questo, Gesù è il nostro capo. Bellissimo, oggi, sentircelo al centro, Gesù. Lui confitto su un versante della croce e noi confitti, non sconfitti, sull’altro versante della croce, sul retro. Da una parte c’è lui… E dall’altra c’è lei, Maria, la nostra madre, la regina degli inferni. E ora, perché il nostro lamento si trasformi in danza, vorrei dirvi ancora: non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosto. Non è un tabù. E’ quella parte della nostra carta d’identità che ci fa rassomigliare di più a Gesù Cristo. Come facciamo a tenerla nascosta? E’ una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria. Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Dobbiamo essere fieri. E dobbiamo lottare contro la malattia. Dobbiamo lottare. Mai rassegnarci, come non si è mai rassegnato Gesù… Tanti auguri, carissimi fratelli. Il Signore vi benedica insieme con tutti coloro che vi stanno accanto e che vi danno una mano perché la salute rifiorisca.

don Tonino Bello



RISCOPRIRE IL VALORE DELL’"EDUCARSI…"

In una società così frastornata dai falsi miti e da pseudovalori, è tempo, sia per i laici che per i credenti, di tornare sul significato dell’”educarsi”. In una dimensione strettamente generica l’educarsi è un processo che attiene alla mente e al cuore, ma per il credente attiene fortemente alla fede, in quanto tutto s’incentra sull’uomo visto nella storia del suo rapporto con Dio, con gli uomini, con le cose. Egli perciò si definisce non tanto per se stesso, per quello che egli è, ma piuttosto per quella cge è la sua relazione con Dio, con gli altri, con il creato e con tutte le creature. E ciò consente all’uomo di entrare in una dimensione morale, ossia in un ordine di bellezza e di bontà attraverso il quale attua, educandosi, il cammino dello spirito; un percorso di autoformazione per meglio percepirsi, sentirsi, definirsi “creatura” del Padre e vivere nutrendosi del Suo Amore. Per i credenti, dunque, è giunto il momento di entrare senza alcun tentennamento nell’essenza di tutto il discorso evangelico, per “educarsi” all’incontro vero con l’Altro, perché solo l’incontro con l’Altro traduce concretamente gli aspetti centrali della fede e quindi del Cristianesimo. La capacità e la disponibilità al dialogo e all’incontro devono essere considerate come attitudini tipiche e positive della personalità di un credente, in grado di uscire dalla realtà circoscritta nella quale vive, per stabilire contatti e rapporti con il resto del mondo….un abbraccio talmente sincero e sentito da far pensare ad una vera pangea dell’umanità. Lo spirito evangelico offre la grande possibilità di leggere il mondo e di realizzare l’incontro nella prospettiva del vero avvento del Regno, perché la realizzazione dell’uomo avviene nell’”educarsi” a vivere e a crescere insieme…. Da entità errante e smarrita, l’uomo trova pace e armonia nell’incontro con l’Altro, soprattutto perché realizza l’incontro con Dio, di conseguenza si sente attratto verso quelle giuste forme di armonia, di equilibrio, di pace interiore che corrispondono specificamente al progetto d’Amore di Dio. Allora sulla scia del pensiero di Sant’Agostino sosterrà che non è possibile operare una scelta libera del male e sarà in grado di rispondere agli interrogativi: “Si può forse vedere il buio?” o, “E’ possibile sentire il silenzio?”. In tal senso se l’uomo educa se stesso alla luce, non potrà mai scegliere il male. L’apertura alla salvezza implica di riconoscere l’Altro come fratello, nella condivisione delle diversità: davanti agli occhi del Creatore scompaiono i caratteri distintivi dei popoli. Egli è al di sopra delle nazioni… il Suo unico popolo è l’intera umanità.

NESSUNO OSI TOCCARE IL PAPA

A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?
Questo il contenuto dei manifesti che sono comparsi a Roma e che contestano l’operato del Papa. Francesco appare ingrugnato e corrucciato, direi quasi incattivito. È evidente che l’attacco proviene da settori “conservatori” o “ultratradizionalisti” della Chiesa. Anche il Papa ha i suoi nemici in Vaticano, i quali hanno voluto, evidentemente, lanciare un segnale chiaro e preciso: stai distruggendo la Chiesa con le tue scelte. Si tratta di scelte progressiste, di “sinistra”, relativistiche? Nella lettera Amoris laetitia, che tante critiche ha suscitato, vi sono passaggi equivoci che non sono secondo la Tradizione? Personalmente ritengo che questo Papa abbia preso a cuore la causa dei miseri, abbia puntato i riflettori sulla corruzione, stia combattendo una difficile battaglia contro la pedofilia, e forse per tali ragioni è scomodo. Lottare contro le strutture di peccato per demolirle è un’impresa titanica. In realtà grano e zizzania sono destinati a crescere insieme fino a quando non vi sarà la mietitura, ed è destino di chi è vicino a Dio essere lapidato con le parole o con atti insidiosi e subdoli. Quattro porporati emeriti, e cioè privi di qualsiasi incarico, chiedono al Papa di chiarire alcuni dubbi riguardanti l’interpretazione dell’esortazione post-sinodale Amoris laetitiasul matrimonio e la famiglia. Sono i cardinali Walter Brandmüller, già presidente del Pontificio comitato di scienze storiche; Raymond L. Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e gli arcivescovi emeriti Carlo Caffarra (Bologna) e Joachim Meisner (Colonia), i quali hanno precisato: “Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa, e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli”. Se le intenzioni fossero queste, nessun problema. Ritengo giusto chiedere lumi al Santo Padre in materia di fede e di dottrina. Ma c’è modo e modo. Sarebbe stato forse opportuno non divulgare il contenuto dei dubia, tenerli riservati, affinché la loro pubblicazione non venisse poi strumentalizzata contro il Papa e la Chiesa cattolica, dando l’impressione che sia in atto un dissidio fra favorevoli e contrari al Vicario di Cristo. Mi auguro che non abbiano a ripetersi episodi di questo tipo. È bene confrontarsi su questioni dubbie, mentre non è lecito ricorrere, da parti anonime, a screditare il Papa, scelto in conclave dai cardinali sotto l’azione dello Spirito Santo.

Salvatore Bernocco


LA FRANCIA LAICA AVVERSA I CATTOLICI

Mentre il neo presidente Donald Trump proibisce che il governo degli USA finanzi le organizzazioni, come l’International Planned Parenthood Federation, che promuovono e sostengono le politiche abortiste all’estero, in Francia e non solo (in Olanda, la tradizione cristiana di Black Pete è sotto attacco e presto sarà abolita; in Belgio, a Holsbeek , alle porte di Bruxelles, non è stato allestito il tradizionale presepe, tra le polemiche sorte per “non offendere i musulmani”), le cose procedono diversamente. Il laicismo francese è ormai dichiaratamente anticattolico e va finanche contro il principio di laicità, che non significa assenza di valori, ma rispetto dei valori umani comuni, specie di quelli su cui l’Europa fu edificata dai suoi fondatori (De Gasperi, Spinelli, Monnet, Schuman, Bech, Adenauer, Spaak). In tale inquietante scenario, mentre riecheggiano le parole di Benedetto Croce, “non possiamo non dirci “cristiani”, nei primi cinque mesi del 2016 gli atti di violenza o discriminazione contro i cristiani in Francia sono stati 233. Numerosi gli esempi che potremmo portare: l’Assemblea nazionale francese che approva in prima lettura la norma che aggiunge agli «ostacoli all’interruzione di gravidanza» puniti dalla legge anche quello «digitale»; un tribunale dell’Alta Savoia che impone al sindaco del Comune di Publier di rimuovere un monumento alla Vergine Maria installato in un parco pubblico, sulla scia di una analoga decisione del 2015 con cui i magistrati della Procura di Grenoble avevano deciso di far spostare un innocuo blocco di marmo con l’inscrizione “Nostra Signora di Leman proteggi i tuoi figli”. L’elenco delle discriminazioni e delle vessazioni contro chi professa la fede cristiana potrebbe continuare, ma il loro comune denominatore sta nell’avversione conclamata ed esibita contro il cristianesimo, a vantaggio di una sorta di sincretismo ideologico o di un’insalata nichilista il cui esito consisterebbe nella seconda morte di Dio. Va tuttavia segnalato un certo risveglio della cultura cattolica che si contrappone al tentativo dell’omologazione culturale socialista. Si parla, infatti, di “risveglio dei cattolici”, come ha scritto il magazine Express. «È il sussulto della Francia profonda contro quel mondo parigino, laicista e devoto al multiculturalismo, che li ha a lungo disprezzati e qualificati cittadini di serie B, come Libération che, due settimane fa, per commentare le primarie, ha titolato: “Aiuto, Gesù sta tornando!”». Il Cristo quindi, Re della pace, fa paura a certa Europa. Perché? La risposta non è semplice e andrebbe formulata a partire da considerazioni storiche, filosofiche, sociologiche, religiose e politiche. Credo che l’avversione sia diretta contro l’affermazione di una Verità sull’uomo che non si può confutare che con l’imposizione di un multiculturalismo confuso e torbido. Sovvengono le parole rivolte dal Cristo ai suoi accusatori: “Se ho parlato male dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 19,23). Dov’è quindi il male nella fede cristiana? Pilato, simbolo del potere politico di tutti i tempi, gli chiede: “Che cos’è la verità?”, per poi uscire verso i Giudei e concludere: “lo non trovo in lui nessuna colpa”.

 S.B.


Nel tempo e nello spazio di Dio

Iniziammo con l’invocazione dello Spirito Santo il nuovo anno 2017 e parimenti la proclamazione della Madonna di Fatima come speciale protettrice dell’anno in questa nostra comunità. Ci furono poi le serate di fraternità presso l’Oratorio e ci preparammo a vivere le feste della Famiglia e quella dell’Epifania. Per circa una settimana il freddo e la neve ci costrinsero a segnare il passo. Ma regolarmente ci soffermammo ad iniziare il percorso di fede per i fidanzati che quest’anno celebreranno il Sacramento del Matrimonio. Riprese poi puntualmente la catechesi per i fanciulli ma anche per gli adulti e l’associazione della Madonna del Buon Consiglio; anche l’incontro per i novizi del Sodalizio di S. Rocco ebbe regolarmente corso. La preghiera per l’Unità dei Cristiani ci vide riuniti nella riflessione e nella preghiera e gli ultimi giorni di Gennaio nella festa di S. Ciro, come ogni anno. L’adorazione eucaristica del primo giovedì e del 23 del mese coronarono la ripresa delle attività parrocchiali. Il parroco presiedette l’incontro con i genitori dei ragazzi di cresima e il giorno 23 ebbero inizio le catechesi promosse dal cammino neo-catecumenale che opera in parrocchia.

Luca



ANCHE NOI IN CAMMINO... COME I MAGI

Miei Cari,
l’episodio dei Magi, giunti dall'Oriente a Gerusalemme per adorare il nato Re d’Israele, ha sempre avuto la forza di suscitare impressioni ammirate nei confronti di quei personaggi rimasti al quanto misteriosi. Perché erano partiti? Dove andavano? Come avevano interpretato con tanta decisione una stella, così da mettersi in cammino? Matteo, nel suo Vangelo, non dà troppe risposte alla nostra, pur giusta, esigenza di sapere. Nulla viene concesso alla nostra curiosità di uomini, ogni giorno bombardati dai particolari di cronaca che riempiono le pagine dei giornali. Ma la notizia è chiara: i Magi erano partiti con decisione. Non ignoravano certo le difficoltà di un viaggio lungo e avventuroso seguendo la stella. Sin dove e da chi li avrebbe condotti? Di fatto chiedono: “Dov'è il Re dei Giudei che è nato?” Sarebbe naturale pensare alla ricerca di un re di questo mondo, ma i loro gesti (si prostrarono ad adorarlo) dicono molto di più sulla natura delle loro convinzioni. Non un re di questa terra cercavano e trovarono, ma qualcuno da adorare, precisamente Dio in un Bambino. Il loro animo, illuminato, presagiva oltre le apparenze: quel Bimbo di Betlemme era anche il Salvatore atteso dall'umanità. Vorrei farvi notare, miei Cari, che per incontrarsi con il Figlio di Dio, tanto i Magi che i pastori, avevano dovuto mettersi in cammino. Forse per loro le greggi erano importanti così come per i Magi, gli studi, la reggia o i palazzi. Ma dovettero decidere in fretta: i pastori senza farsi tanti problemi, i Magi seguendo una stella che, certamente, non poteva aspettare. Allora i Magi ci appaiono come gli uomini che cercano nella loro lunga marcia verso Gesù…; la loro storia è anche la nostra storia. La nostra vita è infatti una lunga marcia sulla quale incontriamo tante oscurità, tante false piste, anche tanti peccati, di cui ogni giorno dobbiamo chiedere perdono. E’ il mio augurio e il mio auspicio. E Buon Anno!

Don Vincenzo



LA BIANCA NAVE SULLA BIANCA PIAZZA

Le festività natalizie sono terminate e siamo entrati nel 2017, animati dalla speranza che il Signore possa donarci un anno prospero e ricco di salute, di maggiore propensione alla carità cristiana, di più fede in lui. Auguriamoci che possa elargirci uno sguardo nuovo, capace di distinguere il bene dal male, l’utile dal superfluo e dall'inutile, quindi un occhio interiore purificato dall'acqua e dal sangue che sgorgarono dal suo costato trafitto. Di questo abbiamo urgente bisogno: osservare la realtà e gli accadimenti piccoli e grandi, che concernono noi e gli altri, alla luce della coscienza e della consapevolezza cristiane. Osserviamo quindi sgomenti alla tragedia di interi popoli, alle migrazioni di massa verso l’Europa, ai conflitti bellici, agli attacchi terroristici dell’ISIS, alla nuova guerra fredda tra USA e Russia. Dinanzi a questi eventi su larga scala, cosa possiamo concretamente fare se non pregare per la pace nel mondo e nei cuori ed adoperarci nelle nostre comunità locali affinché lo spirito del bene prevalga su quello del male, le cui caratteristiche sono facilmente riconoscibili: individualismo, egoismo, avarizia, divisioni, faziosità, tentativi più o meno maldestri di introdurre nel tessuto sociale idee inconciliabili col progetto di Dio per l’uomo. Progetti, a voler tirare le somme, infecondi e tristi, come quello di far passare come normale l’ideologia gender o quella dei due padri e delle due madri. Fra le varie iniziative partorite da questa nuova Amministrazione di sinistra vi è stato il progetto cosiddetto “Evoluzioni”, fatto a misura per laicizzare la nostra società e giustamente criticato da molti, anche da non credenti. La teoria dei due padri e delle due madri non è affatto evolutiva, ma va al di là del paganesimo. Certo, questa nostra società, per diversi aspetti, appare disorientata e disordinata e, a quanto pare, chi ci amministra ci mette del suo per intorbidire le acque della schietta tradizione popolare, radicata e sentita malgrado le cosiddette “evoluzioni” regressive. Così, accanto alle luci natalizie e agli alberi addobbati e ad un presepe in piazzetta Le Monache, sono spuntati al centro del paese, in una piazza di un biancore acceccante, un oggetto anch'esso bianco a forma di nave sormontato da uccelli e, nelle vie del centro storico, delle luminarie a forma di strumenti musicali, consone semmai a manifestazioni quali il Talos Festival, attualmente defunto per mancanza di fondi. Queste iniziative scenografiche sono state esaltate a tal punto che si è tentato di dargli un valore umano o spirituale, ma laico, durante il periodo natalizio, quando tutta l’attenzione del mondo cristiano va alla nascita del Creatore in una stalla: le migrazioni dei popoli, l’immagine di salvezza e libertà, e non so cos’altro. Come se il presepe, la famiglia di Nazaret, la nascita del Cristo a Betlemme al freddo e al gelo, Maria e Giuseppe, non rappresentassero già quei valori e anzi ne aggiungessero altri, validi anche per atei, agnostici e credenti di altre religioni: l’emarginazione, la povertà, l’umiltà, la speranza, l’esaltazione degli ultimi, i pastori, considerati all'epoca gente di scarto, da cui stare lontani. Dio si fa uomo e si rivela, disarmato e fragile, non ai dottori della Legge o ai filosofi, ma agli ultimi della terra. Si fa uomo in tutto, tranne che nel peccato. E che dire dell’amabile silenzio di Giuseppe, un falegname, e di Maria, che meditava nel suo cuore tutti quegli straordinari accadimenti? Silenzio e meditazione non sono forse bisogni di tutti gli uomini che vogliono ritrovarsi, riflettere sul senso della vita, trovare un po’ di pace? Perché una vita senza senso non ha alcun senso. La dimensione orizzontale, senza quella trascendente e verticale, sa di finito, odora di loculo e di morte infinita, laddove l’uomo umile sente e percepisce distintamente dentro di sé l’esistenza di un’energia creatrice, orientatrice, salvatrice, che vince il mondo e ci apre ad altri scenari inauditi dopo la morte. La morte non ha l’ultima parola grazie alla venuta del Signore. Questo messaggio di fede e di speranza non prende le mosse che dal presepe tradizionale, non da altri marchingegni che non hanno neppure un profilo identitario. Auspico che nel dicembre del 2017 ci sia una rivisitazione di certe scelte e che si metta al centro del paese il tradizionale presepe. Saremmo pure tradizionalisti, ma a Natale – è bene ribadirlo - si celebra la nascita di Gesù, non quella di un perfetto sconosciuto, anche se per molti il Cristo costituisce ancora un perfetto sconosciuto, tant’è vero che, con mio profondo dispiacere, ho sentito taluni parlare di “Natale laico”, un ossimoro, un paradosso, una contraddizione in termini che non rende onore alla loro intelligenza.

Salvatore Bernocco


NATALE: LA GROTTA DI BETLEMME ACCOGLIE IL FIGLIO DI DIO

Maria e Giuseppe vagano in una Betlemme stracolma di gente, accorsa per il censimento, ma nessuno si accorge dell’imminente nascita del bimbo che Maria porta in grembo. Nell’indifferenza e nel diniego totale non c’è alcuna possibilità di offrire alla donna un luogo più accogliente e sicuro. No, per Giuseppe e Maria solo risposte negative, occhi trasognati, parole lontane, sentimenti distanti. La grotta, unico rifugio per la Madre del Salvatore… Ma, nell’umiltà della grotta, è accecante la luminosità del mistero dell’Eterno. La nascita di Gesù, il coro degli Angeli, la bellezza limpida degli Angeli, la bellezza limpida del cielo, poi… l’arrivo dei pastori: gente semplice che ha il privilegio di adorare il “Bambinello”. I regnanti non si accorgono neppure della luce che illumina il Creato, sono i semplici, gli umili, i poveri che si stupiscono del mistero e si avviano con i loro piccoli doni a onorare il Re dei re, il Salvatore del mondo. E oggi il Bambinello ritorna ancora a noi, ritorna nei fratelli costretti ad abbandonare le loro terre dilaniate dalle guerre, dalla violenza, dalla miseria. Vediamo ormai ogni giorno occhi di bimbi impauriti e di madri tristi, visi di uomini illuminati dalla flebile luce della speranza. Dove è più la loro casa, dove le loro luci, dove i loro doni? Chi aprirà loro le braccia, chi regalerà un sorriso? Oggi quanti si definiscono credenti sanno veramente offrire con generosità una “fetta” del proprio “Sé” a chi ha fame, a chi ha sete, a chi ha freddo? Sapranno allietare il Natale a questi fratelli, vittime dell’’egoismo dei potenti? Cosa importa a chi specula sul fenomeno dell’emigrazione clandestina se il Mediterraneo è diventato cimitero di tantissime creature, nelle cui acque per molti, troppi, si spegne l’illusione di una nuova vita proprio quando credono di giungere nella terra promessa? All’indifferenza fredda dei governanti si oppone la Chiesa insieme alle tante Congregazioni religiose che, da sempre, si adoperano per gli ultimi. Il fondatore dei Padri Rogazionisti, Sant’Annibale Maria di Francia, spese ogni giorno della Sua vita al servizio di Gesù, adoperandosi a sostegno dei più bisognosi, degli emarginati, dei poveri; li amò, guardò con un senso di maggiore “carità” i piccoli, tanto che scelse Sant’Antonio di Padova come loro protettore e a Lui chiese “Il Pane” in cambio di preghiere giornaliere per tutti i Benefattori che celebra la perennità del S. Natale nell’accendere una luce negli occhi dei tanti diseredati. Il modo più bello per cogliere il senso profondo del Natale illuminandosi della sua radiosità: la Carità.

A.C.


LA RIVOLUZIONE DELLA TENEREZZA IL DONO DI PAPA FRANCESCO

Papa Francesco continua a stupire il mondo per la straordinarietà della sua vita. I protocolli, le regole, i formalismi lo infastidiscono. Perché ama essere il semplice parroco che, in piena libertà, svolge la sua attività di pastore non solo accanto, ma tra le sue pecore, specialmente quelle che stazionano nelle periferie che va a cercare, anche all’improvviso, per toccarle, accarezzarle, abbracciarle, baciarle. Si intrattiene con loro, regala sorrisi, scherza ed è curioso per quello che dicono; visita ospedali, carceri, centri di accoglienza dove incontra persone che soffrono nello spirito e le incoraggia a sperare. Esce dal Vaticano per acquistare occhiali e scarpe meravigliando negozianti ed avventori, anche posando con loro. Il suo essere fuori dall’ordinario lo ha portato ad abitare in una residenza semplice che non ha nulla dello sfarzo degli appartamenti vaticani ricchi di opere d’arte e di arredamento prezioso che certamente apprezza, ma da cui preferisce rimanere distaccato. A lui interessa offrire al mondo l’immagine di un Papa coerente con la povertà evangelica e con la pratica delle Beatitudini di cui predilige la Misericordia. Per questo meriterebbe di passare alla storia come il «Papa della Misericordia» alla quale ha voluto dedicare il Giubileo straordinario. Sua intenzione particolare è stata, infatti, quella di trasmettere al mondo una fiducia incondizionata nella Tenerezza di un Dio che perdona perché ama ed accompagna l’uomo in un cammino di fede e di redenzione capace di restituirgli la speranza. Se Giovanni XXIII è passato alla storia come il Papa della Bontà, Francesco passerà alla storia come il Papa della Tenerezza. Bontà e Tenerezza sono i due pilastri su cui poggiano gli estremi di quel ponte conciliare che ha segnato il passaggio dalla «Chiesa del rigore e della scomunica» alla «Chiesa della misericordia e del perdono». Così scriveva Papa Giovanni: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della Misericordia invece di imbracciare le armi del rigore». Così scrive Francesco: «E’ giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono…forza che risuscita a vita nuova e infonde coraggio tale da guardare il futuro con speranza». In particolare a Francesco sta a cuore trasformare un mondo fiducioso, arricchito dall’amore di Dio. Il suo auspicio è provocare «la Rivoluzione della Tenerezza» che consenta all’uomo di potersi convertire da provocatore di guerre in costruttore di pace. In questa direzione viaggia il suo richiamo alla paternità di Dio il quale, nonostante venga respinto, continua a d inseguire l’uomo per lenire le sue angosce e trasfondergli iniezioni di fiducia che solo la Misericordia può garantire. Ed è anche questo il senso del suo messaggio per la giornata mondiale della Pace 2017 con cui invita gli uomini ad essere «costruttori di pace in nome della nonviolenza» e ad «applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità. Una sfida a costruire la società, la comunità, l’impresa di cui sono responsabili con lo stile degli operatori di pace; a dare prova di misericordia rifiutando di scartare le persone, danneggiare l’ambiente, e voler vincere ad ogni costo».


 M. G.



PROTETTRICE DELL’ANNO 2017: LA VERGINE DI FATIMA NELLA NOSTRA COMUNITÀ

Nostra Signora di Fátima (in portoghese: Nossa Senhora de Fátima) è uno degli appellativi con cui la Chiesa cattolica venera Maria, madre di Gesù. Fra le apparizioni mariane, quelle relative a Nostra Signora di Fatima sono tra le più famose. Le pastorelle Lucia dos Santos di 10 anni e Giacinta Marto di 7 anni, con il pastorello Francisco Marto di 9 anni, fratello di Giacinta e cugino di Lucia, il 13 maggio 1917, mentre badavano al pascolo in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina portoghese di Fátima, riferirono di aver visto scendere una nube e, al suo diradarsi, apparire la figura di una donna vestita di bianco con in mano un rosario, che identificarono con la Madonna. Dopo questa prima apparizione, la donna avrebbe dato appuntamento ai tre per il 13 del mese successivo, e così per altri 5 incontri, dal 13 maggio fino al 13 ottobre. Nel 1930 la Chiesa cattolica proclamò il carattere soprannaturale delle apparizioni e ne autorizzò il culto. A Fatima è stato edificato un santuario visitato per la prima volta da papa Paolo VI il 13 maggio 1967, e in seguito anche da papa Giovanni Paolo II, pontefice molto legato agli avvenimenti del luogo, dove si recò più di una volta in pellegrinaggio. Secondo la dottrina cattolica queste apparizioni appartengono alla categoria delle rivelazioni private. Il 13 maggio 1967, nel cinquantesimo anniversario della prima apparizione di Fatima, papa Paolo VI, che già aveva donato una rosa dorata al santuario affinché a Maria fossero affidate le sorti del mondo, si recò in pellegrinaggio al santuario, scrivendo un’enciclica per l’occasione. Fu però Giovanni Paolo II, successore di Giovanni Paolo I (che aveva avuto colloqui personali con suor Lucia), il papa maggiormente legato alle apparizioni di Fatima. Egli visitò Fátima in tre occasioni. La prima volta nel 1982, dopo il grave attentato che subì il 13 maggio 1981 ad opera di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in piazza San Pietro a Roma. Ci sarebbe ritornato nel 1991 e nel 2000. Nella sua prima visita del 1982 subì l’ennesimo attentato: un uomo tentò di colpirlo con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L’uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un “agente di Mosca”. Invece, durante la visita del 2000, papa Giovanni Paolo II beatificò i due veggenti defunti, Giacinta e Francisco. Rese inoltre universale la festività della Madonna di Fatima, facendola includere nel Messale Romano. Nei giorni dall’11 maggio al 14 maggio 2010, anche Benedetto XVI, in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei veggenti, si recò a Fatima.

S.B


Nel tempo e nello spazio di Dio

Come negli anni precedenti, dicembre è stato un mese oltremodo impegnato per le riflessioni e la catechesi sull’avvento, tempo mariano per eccellenza. Impegnativi furono i giorni che precedettero la solennità dell’Immacolata, ritmati dalle Quarantore annuali e il giorno 6 avemmo tra noi la presenza del Vescovo don Mimmo che celebrò l’Eucarestia nell’anniversario della dedicazione della nostra chiesa parrocchiale. L’elevata omelia da lui tenuta offrì molti spunti per la nostra riflessione. Mentre venne intensificata la catechesi a tutti i livelli, non esclusa quella ai novizi del sodalizio di San Rocco e alle socie della Associazione della Madonna del Buon Consiglio, ci preparammo al S. Natale con la solenne novena che culminò con la Messa Vigiliare del 24 e quella di mezzanotte di Natale con la processione di Gesù Bambino e l’inaugurazione del presepe dentro e fuori la chiesa. Molto notevole la partecipazione al Presepe Vivente che gli amici di S. Rocco hanno organizzato quest’anno per la 7a volta. L’impegno notevole profuso dai membri del sodalizio, dal Priore Angelo Fracchiolla e collaboratori della Amministrazione. Non mancarono le serate ricreative e la festa solenne animata dal Gruppo Famiglia per la festa della S. Famiglia il giorno 30. Il 23 poi si tenne l’adorazione animata dal Gruppo di Preghiera di Padre Pio e il 31 la Comunità si ritrovò in chiesa per la messa solenne, la riflessione offerta dal Parroco e il canto del Te Deum di ringraziamento.

Luca